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Roma, 13 mag. (Adnkronos) - Secondo i dati il livello di partecipazione degli alunni con disabilità durante lo scorso anno scolastico, in seguito alla chiusura delle scuole, è diminuito del 23%. I motivi della mancata partecipazione sono da individuare, nel 27% dei casi, nella gravità della patologia; nel 20% nelle difficoltà dei familiari a collaborare; nel 17% nel disagio socio-economico; nel 6% nell’adattare il Pei (Piano Educativo Individualizzato) alla Didattica a Distanza; nel 6% alla mancanza di strumenti tecnologici; nel 3% alla mancanza di ausili specifici. Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione possono essere strumenti estremamente utili nella progettazione di strategie didattiche inclusive e rappresentano uno dei fattori ambientali, in prospettiva Icf2 con carattere facilitatore rispetto al funzionamento umano, grazie alla funzione di supporto alla didattica e di sostegno alla comprensione. In Italia, però, nonostante gli sforzi compiuti con il Pnsd (Piano Nazionale Scuola Digitale) per la «costituzione di una visione di Educazione nell’era digitale»3 , è ancora lungo il cammino verso una nuova dimensione epistemologica e culturale, mediata dalla tecnologia, realmente inclusiva. Bisogna rilevare innanzitutto che sono ancora poche le postazioni informatiche adeguate alle esigenze degli alunni con disabilità: circa una scuola su quattro non le possiede. Tra le scuole che le hanno in dotazione, la loro presenza in classe è diffusa soltanto nel 42,1% delle scuole, con differenze regionali anche sensibili (42,2% al Nord, 47% al Centro, 39,4% nel Mezzogiorno). Laddove è ancora invalsa la deprecabile usanza di creare l’aula di sostegno, luogo di attracco privilegiato nei fenomeni di pull out4 , il pc è installato nel 41,5% dei casi in queste aule. Questa circostanza è particolarmente diffusa soprattutto al Nord (nel 49,3% delle scuole, molto meno nel Mezzogiorno 33%). Nel 57,6% delle scuole italiane i pc sono presenti nei laboratori. La presenza delle postazioni informatiche in ambienti esterni alle classi può rappresentare una barriera, invece che un facilitatore, nell’ottica di un auspicabile utilizzo quotidiano delle dotazioni tecnologiche a sostegno della didattica in classe.Più della metà degli studenti con disabilità, dunque, ha risentito (con gradazioni e per cause differenti) delle modalità di didattica digitale e – nonostante gli sforzi profusi dalle scuole e dai docenti per assicurare continuità didattica a tutti gli studenti ? almeno un alunno con disabilità su quattro è rimasto indietro e ha vissuto forme di esclusione. Secondo gli insegnanti, più di quattro alunni su dieci (44,2%) sono riusciti ad integrarsi bene nelle forme di DaD attivate dalla scuola.





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