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Roma, 4 mar. (Adnkronos) - “Sarebbe stato meglio che le sanzioni fossero partite prima della guerra, ma avranno un effetto devastante sulla Russia. Putin ha fatto il passo più lungo della gamba”. Lo dice alla Stampa l’economista Vladimir Milov, consigliere e collaboratore Alexey Navalny, aggiungendo che “Putin e i suoi uomini non si aspettavano una risposta così totale dell'Occidente. Adesso stanno ancora digerendo l'accaduto. Non hanno ancora capito che la Russia è piombata in una crisi economica che sarà peggio di quella del 1991. Diamogli altre due-tre settimane per comprendere la realtà: non ha le risorse per proseguire la guerra. Putin dovrà trovare il modo di ritirare le truppe presentandola come una vittoria. Sappiamo che in 20 anni non ha mai ammesso di essere stato sconfitto, non sarà facile”. A questa conclusione, secondo Milov, il presidente russo “dovrà arrivarci da solo. Tutti i suoi collaboratori hanno troppa paura. Ha eliminato da tempo tutti quelli che potevano dirgli di no, e gli altri sono terrorizzati dall'Fsb, che li intercetta tutti. Se anche soltanto due persone si dicono che è arrivato il momento di farlo fuori, lui lo saprà, figuriamoci se la cerchia dei ribelli si allarga a tre o più congiurati. Bisogna aspettare che ad accorgersi che i soldi stanno finendo siano i suoi ‘siloviki’, i militari e l'Fsb. Purtroppo il livello della sua classe dirigente è piuttosto basso, l'impressione è che chi sta fuori sappia dello stato penoso dell'economia e delle forze armate più di lui. Per ora l'entourage di Putin opterà per uno sciopero all'italiana: smetterà di far funzionare il sistema di governo, e l'economia. Avrà una scusa fantastica: dirà che è tutta colpa delle sanzioni”. Quanto a Putin, “non è completamente folle. Ha un istinto di sopravvivenza. E i suoi uomini vogliono sopravvivere e nel frattempo l'Occidente deve continuare a fare quello che sta facendo adesso. I fronti dove si combatte sono quattro. Il primo è la resistenza dell'Ucraina all'avanzata russa. Il secondo è la reazione del mondo, il fronte delle sanzioni. Il terzo è la rivolta della società russa. E solo il quarto, in ordine di importanza, è una rivolta interna alla élite putiniana. Le manifestazioni sono tante, e aumenteranno, insieme alle vittime russe sul campo e al prezzo economico. Molti russi cercavano di evadere dalla repressione politica nel consumismo, nella vita privata, ma non è più possibile. A protestare oggi sono loro. Putin potrebbe aumentare la repressione come fanno tutti i dittatori in difficoltà, ma non si può reprimere un popolo per sempre, l'abbiamo visto anche sotto il comunismo”.





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