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Milano, 22 mag. (Adnkronos) - ''Si rischia la guerra infinita un anno a bassa intensità, poi un'esplosione violenta''. Lo dice in un'intervista al Corsera Dmitrij Suslov, direttore del Centro studi europei e internazionali presso la Scuola superiore di Economia di Mosca. ''Le chance di fermarsi al Donbass si sono ridotte, quelle di un lungo conflitto sono fortemente aumentate''. Suslov spiega che ''la Russia è ancora concentrata soprattutto sul Donbass. Il ritmo dell'avanzata non è così rapido come il Cremlino vorrebbe. Ci sono complicazioni che hanno molteplici motivi. In primo luogo, la leadership politica russa esita ad aumentare il livello delle truppe impegnate nella guerra, che pure molti esperti consigliano. Il governo è impegnato a continuare la lotta con un numero limitato di forze. Per quanto ne so, la ragione dietro questa scelta è che si vuole preservare una percezione di vita normale in Russia. Vogliono che il popolo pensi che c'è una operazione speciale in corso da qualche parte, che però non ha alcun impatto sul quotidiano. E in verità dal punto di vista economico, culturale e del tempo libero la vita in Russia continua come prima. Non c'è il senso di una mobilitazione e se non guardi la tv non hai l'impressione che combattiamo una guerra in Ucraina. Questo è considerato molto importante per preservare la stabilità politica e quindi non ci sarà alcun incremento dello sforzo bellico''.''Personalmente vorrei tanto avere una soluzione negoziata e saluto l'iniziativa del governo italiano, che ha appena proposto un piano. Possiamo non essere d'accordo con alcune idee, ma l'iniziativa va lodata ed è utile. Ci sono Paesi e leader in Europa che vogliono mettere fine a questa guerra senza una sconfitta per nessuno dei due contendenti, ma con un compromesso: fra questi sono Draghi, Macron e Scholz. Ma sfortunatamente il Regno Unito, la Polonia, i Paesi baltici insieme agli americani vogliono una guerra di attrito e la sconfitta strategica della Russia''.Ai negoziati ''la Russia è pronta. Sono stati gli ucraini a lasciare il tavolo negoziale, perché gli Usa e il Regno Unito li hanno incoraggiati a massimizzare le loro richieste. La nostra posizione non è mai ufficialmente cambiata da prima del conflitto: Crimea, Donbass, status neutrale, demilitarizzazione''.





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