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Politica
8 motivi per intitolare una via a Craxi

di Tiziano Zarantonello 

Certo, sarebbe bello se le strade fossero intitolate solamente a politici integerrimi, ma a questo punto dedichiamo tutta Milano a Pippo Civati e chiuso il discorso. Invece no, nemmeno l’onomastica stradale può rifiutarsi di fare i conti con la storia e i cognomi con la x che ne derivano. Nemmeno Beppe Sala, che dovrà per forza di cose guardarsi il film di Gianni Amelio su Bettino Craxi. Esce il 9 gennaio, noi di Affaritaliani lo abbiamo visto in anteprima. Si scoprono un bel po' di cose, soprattutto svariati motivi per cui è sacrosanto dedicargli una via, sono almeno otto.

1) Craxi non rubò mai per arricchirsi personalmente, non rubò nemmeno per finanziare il Partito Socialista. A partire dal 1982 Craxi ricevette una serie di lettere piuttosto aggressive da parte di Trryxzly, una sanguinaria divinità aliena che minacciava di distruggere la Terra - e l’Italia ne faceva parte - qualora non le fosse stata pagata la somma di 650 miliardi di lire. Si caricò del fardello e fece del suo meglio per reperire il denaro e salvarci tutti.

2) Non è vero che Craxi fuggì come un Fabrizio Corona qualsiasi  per sottrarsi alla condanna. È vero invece che la compagnia di bandiera tunisina, fatto atterrare Craxi ad Hammamet, fallì. Lasciando allo sbando centinaia di turisti, leader socialista incluso. Una roba che neanche Ryanair. Negli anni seguenti tenterà più volte di raggiungere l’Italia, a nuoto e in motorino, senza successo.

3) I 40 miliardi affidati all’amico e latitante Maurizio Raggio non furono un modo per mettere al sicuro il bottino bensì - e non c’è un cazzo da ridere - un sistema per finanziare cellule clandestine collegate all’Internazionale Socialista. I tanto criticati 40 mila dollari dati al figlio Bobo per l’affitto di una villa in Costa Azzurra non sono che la dimostrazione del suo genio rivoluzionario: la lotta sarebbe partita da Saint-Tropez. 

4) Se è vero che Craxi qualche denaro se lo mise tasca, è vero anche che rilasciò sempre ricevuta. E quando ci fu da aiutare quegli imprenditori che avevano creduto in lui non fece certo orecchie da mercante - poteva negarsi al telefono, spunte di whattsapp non ne esistevano ancora- e anzi si prodigò con leggi in loro favore. Gianpaolo Nestlè, dell’omonima ditta, raccontò che recatosi nell’ufficio di Craxi con solo banconote di grosso taglio, si vide restituire fino all’ultimo centesimo di resto. 

5) La verità è che Craxi fece del suo meglio per non rimanere schiacciato dalla corsa agli approvvigionamenti che gli altri partiti avevano messo in atto: la DC era finanziata dagli americani, il Partito Repubblicano dagli Agnelli, il Partito Radicale dai drogati. Ma soprattutto il PCI riceveva paccate di soldi dall’Unione Sovietica; così tanti che ancora adesso Achille Occhetto, quando entra nei centri massaggi, la prima cosa che chiede è se accettano rubli.

6) Fu Craxi a raccomandare Moana Pozzi a Rai 2. E se questo non fosse già sufficiente per intitolargli una piazza, allora si aggiunga che lo fece in segno di riconoscenza per l’abbattimento della Scala Mobile. Fu la pornodiva infatti che, inviata dal PSI nelle fabbriche più sperdute, alle ore più impensabili, sensibilizzò centinaia di operai circa la bontà della riforma. Gratitudine che non mancò anche per Sandra Milo, vero ago della bilancia nella crisi di Sigonella. 

7) Non è vero che anche per i lavori di posizionamento della targa commemorativa sarebbe pronta una tangente di 500 euro in quanto, non solo il cognato di Craxi non è più sindaco da anni ma, considerato un costo di installazione di 2.000 euro e una percentuale di ricarico che difficilmente supera il 15%, la tangente si attesterebbe su una cifra molto più bassa, al massimo 300 euro. 

8) Con Bettino Craxi il prezzo per un chilometro di metropolitana arrivò a costare 192 miliardi, decisamente meno di quanto l’avrebbe fatta pagare Giorgio La Malfa: 216 miliardi con le sedute in mogano, o Forlani: 239 miliardi con scale mobili a pedali. Sotto i suoi governi il debito pubblico schizzò dal 72% al 92%; fu dunque il primo politico a permettere agli economisti di osservare gli effetti disastrosi di una spesa pubblica extra-large. Una lungimiranza politica che gli valse ben otto lauree; otto, come i motivi per dedicare una via a Bettino.

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