A 90 anni Napolitano, con indomito coraggio, nega la grazia al Cav. Altro che belati di pecora, defunto compagno Caprara
Dimostrando quel "leonino coraggio", che mai ha esibito nel corso della sua lunghissima carriera politica, Re Giorgio II ha respinto - come ha rivelato il nostro quotidiano on line, informato, e sempre sul pezzo- la richiesta di grazia, inoltrata dai legali del potentissimo, ricchissimo, temutissimo, imbattibile anche nel calcio, sen.Silvio Berlusconi. Dunque, onore a nonno Quirinale per aver sfidato la quasi unanime volontà popolare, favorevole a un provvedimento di clemenza per l'amato e ossequiato, neppure da un de Gregorio qualunque, Cavaliere di Arcore.
Da lassù, chissà se Massimo Caprara avrà sorriso all'indomito ardimento del suo concittadino e compagno. Proprio Caprara, che fu il segretario particolare di Togliatti, ebbe così ad esprimersi sul deputato partenopeo : "Giorgino ? Quando si arrabbia, ruggisce ! Ma i suoi ruggiti somigliano a dei belati !".
Ma i vecchi cronisti non ricordano neppure un belatino di Napolitano, quando il segretario del Pci, Togliatti, chiese e ottenne dall'allora Capo dello Stato, Giuseppe Saragat, del Psdi, la grazia per il "compagno assassino", Francesco Moranino.
Costui, a guerra di Liberazione ormai finita, giustiziò tre partigiani, ritenendoli, a torto, dei traditori e, spietato, uccise anche le loro mogli. Condannato all'ergastolo, Moranino fuggì in Cecoslovacchia. Tornato, dopo la grazia, in Italia, venne eletto senatore del Pci, nel rigoroso silenzio-assenso del prudente e cauto parlamentare campano. Che, nella sua regione, mai sfidò apertamente don Antonio Bassolino, pur essendo, da sempre, avversario dell'allora Governatore dalemiano.
Nè, dopo essere stato nel Pci e poi nel PDS uno dei dirigenti più vicini a Craxi, Napolitano ritenne di spendere una parola a favore del ritorno in Italia "per ragioni umanitarie"-le stesse invocate da Cancellieri pro-Ligresti -di Bettino, raggiunto da numerosi ordini di cattura del pool di Milano per Tangentopoli, ma gravemente ammalato e curato molto male in Tunisia.
Pietro Mancini