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Politica

di Nicolò Boggian

L’abbiamo sentito dire e l’abbiamo scritto più volte, ma ora grazie a una ricerca congiunta di Great Place to Work Italia e Doxa 2.0 , promossa dal Forum della Meritocrazia ( www.forumdellameritocrazia.it), possiamo dirlo dati alla mano: la Meritocrazia è un fattore di pesante svantaggio per le organizzazioni italiane rispetto a quello straniere. Quando quest’organizzazione si chiama Pubblica Amministrazione (Scuola, sanità, amministrazioni varie) e riguarda circa quattro milioni di lavoratori e assorbe più del 50% del Pil, si capisce quale sia la portata del problema.

Non si possono spiegare altrimenti i risultati che vedono la percezione della meritocrazia tra i lavoratori passare dal’70/80% nelle migliori aziende ( multinazionali e non ) in Italia , per scendere al 36% nella media delle aziende di matrice italiana fino ad inabissarsi al 19% nella Pubblica Amministrazione, dove in sostanza 4 persone su 5 credono che le promozioni non vengano assegnate per merito, che i leader non abbiamo credibilità e competenze adeguate e dove non vengono assunte persone in linea con gli ideali del pubblico impiego. Per ultimo l’indicatore di Meritocrazia è composto dalla capacità delle organizzazioni di formare e sviluppare il potenziale dei lavoratori. Che cosa significa, infatti, Meritocrazia nelle organizzazioni? 4 Cose essenzialmente: Credibilità della Leadership, Valorizzazione delle persone, Collaborazione, Premiare il Merito e sanzionare il Demerito.

La differenza tra i valori percepiti di meritocrazia nella pubblica amministrazione e nelle aziende italiane (spesso padronali) rispetto alle aziende multinazionali e di matrice straniera non scende mai sotto il 20% su nessuno delle aree prese in considerazione per raggiungere picchi del 61% ( !) nella capacità di dare promozioni in ragione del Merito.

Un altro dato importante è che questo “spread” aumenta con il passare del tempo in cui le persone lavorano nella Pa e nelle aziende Italiane. In sostanza dopo venti anni di carriera si è molto più pessimisti sulla Meritocrazia che non all’inizio della carriera lavorativa.
Poco importerebbe se non fossimo immersi nella competizione globale e in una crisi fortissima nella quale individui, aziende e capitali scelgono di spostarsi in ragione della capacità dell’ambiente di “premiare il loro Merito”.
Nonostante questi dati non siano probabilmente così sorprendenti, stupisce come il dibattito pubblico si focalizzi su questioni come l’immigrazione, la scarsità di credito e i vincoli di finanza pubblica quando la stessa possibilità di sviluppo economico, di diminuzione delle disuguaglianze e di valorizzazione delle persone, sia minata alla base dalla disattenzione delle classi dirigenti alla questione della Meritocrazia.

Un paese in cui le persone sono così insoddisfatte e poco premiate per il proprio talento e impegno non può prosperare in alcun modo.
Tutto male quindi? No. La ricerca dimostra come anche in Italia si possa fare Meritocrazia e come le aziende che lo fanno applicando il principio del Merito dalla base al vertice hanno molte più possibilità di crescere e prosperare.  Anche da noi ci sono eccellenze che hanno principi, sistemi e modalità all’avanguardia.

Fare meritocrazia è possibile. Basta capirne l’importanza e volerlo veramente.

 

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