Caso Kazako, tutto era pronto per l'arresto del dissidente
Nonostante lo status di rifugiato politico tutto era pronto per arrestare il dissidente Muklhtar Ablyazov «a fini estradizionali» e consegnarlo quindi alle autorità del Kazakhistan. Lo rivela il settimanale Oggi che nel numero domani in edicola (anche su www.oggi.it) pubblica integralmente il documento all’origine dello scandalo Kazako. Sono due pagine scritte alle 4,30 del mattino del 29 maggio, negli uffici della Squadra Mobile di Roma, subito dopo il blitz nella villa di Casal Palocco e il fermo di Alma Shalabayeva e del cognato Bolat Seraliyeu. Controfirmato in modo illeggibile da almeno una decina di persone, probabilmente agenti e dirigenti della Questura romana, il verbale fornisce in forma embrionale tutte le coordinate dello scandalo che un mese e mezzo più tardi farà tremare Governo e apparati della Repubblica, permette di ricostruire il blitz scattato cinque minuti dopo la mezzanotte con tutto quello che è successo nelle ore immediatamente successive. Nel documento viene ovviamente coperto l’intervento dell’ambasciata kazaka e per spiegare l’origine e l’obiettivo del blitz fa riferimento a una «nota del 28 maggio 2013 con la quale il servizio Sirene (il sistema per la condivisione di informazioni inarea Schengen cdr) ha informato la Questura di Roma che il sopracitato Ablyazov risulta domiciliato in via Casal Palocco 3 con l’invito di procedere all’arresto ai fini estradizionali…». Fallita la cattura del dissidente, gli uomini della Digos registrano le generalità dei sette occupanti della villa ed è curioso che avendo recuperato documentazione di ogni genere, decidano di identificare la moglie di Abliazov col passaporto Centrafricano, in cui la donna col cognome Ayan, diverso da quello degli altri documenti (Shalabayeva) scelto per ragioni di sicurezza, per essere più difficilmente rintracciabile dai nemici del marito. Una scelta che secondo una fonte vicina alla famiglia, si prestava a sostenere la falsità del documento e forniva quindi una ragione per fermare la donna.
Nel numero domani in edicola il settimanale Oggi rivela che sull’espulsione di Alma Shalabayeva e della figlia Alua, si è mossa anche la magistratura austriaca. Su denuncia dalla famiglia Ablyazov la procura di Vienna ha aperto un’inchiesta per sequestro di persona, in quanto l’areo utilizzato per il rimpatrio apparteneva alla compagnia Avcon, battente bandiera austriaca. Tecnicamente il presunto reato si sarebbe quindi realizzato in territorio austriaco e il pubblico ministero, se l’inchiesta andrà avanti potrà decidere di estendere le indagini anche ai protagonisti dello scandalo in Italia.