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Politica
Conte&Letta e la nuova “ditta” M5S&Pd: rivoluzione o minestra riscaldata?
 Enrico Letta e Giuseppe Conte (fonte Lapresse )

Enrico Letta, neo segretario Pd e Giuseppe Conte, di fatto nuovo leader del M5S, sono impegnati a ridisegnare identità, strategie, tattiche dei rispettivi partiti lasciando al premier Draghi le “beghe” del governo, in primis le emergenze su vaccini, lockdown, lavoro, economia, scuola, i rapporti EU. E forse e bene così, con Draghi sostanzialmente libero dai lacci e lacciuoli dei partiti.

Grazie all’esecutivo Draghi, oggi Letta e Conte possono quindi metter mano alla ricostruzione del Pd e del M5S, entrambi in crisi di identità, di leadership, di strategia, oltre che a rischio ko nelle urne, a cominciare dalle prossime comunali d’autunno. Sia Letta (spinto e coperto da Zingaretti e Bettini) che Conte (con il beneplacido “pro tempore” di Grillo) puntano su una alleanza “strategica” tra Pd e M5S potenzialmente oggi non impossibile, almeno sul piano ideologico, soprattutto per la svolta annunciata da Conte nel suo intervento in streaming la sera dell’1 aprile  in riferimento alla “rifondazione dei 5Stelle senza rinnegare il passato”.

Una alleanza strategica facile a dirsi ma assai difficile a farsi perché Letta non può convolare a nozze con i 5Stelle con un pidì elettoralmente dietro e minoritario all’interno della coalizione. D’altronde la tenuta e il recupero elettorale del Pd quale capofila di una nuova partnership di centrosinistra e il sorpasso sui 5Stelle diventa possibile solamente dando una propria impronta e un forte contributo al governo per  uscire dalla crisi sanitaria ed economica (c’è poi la gestione del Recovery Found) e riportare nel Partito democratico i fuoriuscitidi ieri di oggi di domani.

Letta può imboccare solo la strada della coalizione perché l’altra via, allettante quanto velleitaria, quella del partito a “vocazione maggioritaria”, porterebbe politicamente ed elettoralmente in un vicolo cieco, con il Pd ben sotto al 20%, confinato all’opposizione, in un dorato isolamento, magari brandendo il vessillo scolorito della “diversità”. Non solo. Perché per sposarsi bisogna essere in due. Che M5S vuole (e può) fare Conte? Come si tradurrà in scelte politiche l’annunciato: “Rifondiamo il M5S senza rinnegare il passato”? Quale sarà la vera natura di un movimento che dopo aver reincarnato i (peggiori) sentimenti populisti e anti-politici ha cambiato pelle inchiodato nei gangli del potere?

(Segue...)

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