Coronavirus, i Giovani Commercialisti: “Governanti, tagliatevi i compensi!”
Ci state uccidendo con la burocrazia. Incompetenti, ci rispondete con le Faq. Critiche durissime dall’Unione giovani commercialisti agli interventi del governo
Con il Coronavirus tutti i nodi vengono al pettine. Se il Paese è paralizzato è la burocrazia a farla da padrona con decreti di centinaia di pagine, spesso contraddittori a cui nessuno risponde neanche se interrogato. Un caos normativo indecifrabile. Sono le parole dell’Unione nazionale giovani dottori commercialisti ed esperti contabili in reazione ai provvedimenti emanati fino ad ora dal governo per fronteggiare l’emergenza Coronavirus.
“Non basta perché, dopo questo decreto, le risposte, esigue e lacunose, sono arrivate solo attraverso Faq del Ministero. Modalità del tutto inaccettabile: pur capendo l’attuale stato di emergenza, è inaccettabile che in un Paese ove si legifera lasciando voragini normative, queste vengano riempite da Faq! Per di più costringendo la nostra categoria a ‘inseguire’ queste Faq, mutate in corso d’opera, che devono a loro volta essere (re)interpretate a benefi cio dei nostri clienti”.
Per l’Unione la quarantena forzata di milioni di persone penalizza i più deboli e favorisce i soliti furbi. In Italia “la legge non è uguale per tutti”. “Per rispetto a chi sta combattendo battaglie ben più serie, sin dall’inizio abbiamo cercato di evitare polemiche sterili, mostrandoci propositivi innanzi alle indicazioni normative, con la volontà di essere di supporto ai nostri iscritti ed a tutta la categoria. Tuttavia, è ormai evidente a tutti come l’attuale emergenza sanitaria non abbia fatto altro che alzare il velo di ipocrisia che copriva la burocrazia italiana, mostrandola per l’assurdo paradosso che è, palesandone limiti ed incompetenze”. E così l’Unione spiega come con il “Cura Italia” si sia dato origine a quella isteria collettiva che si è scatenata nella settimana che ci ha condotto al 1° aprile e che ancora lascia una serie infinita di dubbi interpretativi di difficile soluzione. In pochi giorni si sono susseguiti “centinaia di pagine di decreti, rimandi, modifiche, interpretazioni, ritardi nell’emanazione di decreti preannunciati da dirette mediatiche… in una parola: il caos”.
Un caos normativo, interpretativo ed operativo, palese in quelle disposizioni che dovrebbero essere di per sé le più semplici, come il contributo ex artt. 27 e 28 del decreto Cura Italia.
A compendio di questo quadro inquietante ci siamo ritrovati l’estensione a due anni dei termini per gli accertamenti dell’Agenzia delle entrate, “a fronte di imprese e lavoratori autonomi, che, allo stremo delle forze, cercano di non cadere nella voragine della crisi economica, per poi magari sentirsi contestare l’economicità delle scelte prese da qualche burocrate che non ha mai dovuto assumere alcun rischio d’impresa o professionale… e che, giova ricordare, non esisterebbe se non esistessero questi stessi contribuenti”. Una disamina durissima che palesa uno scollamento gravissimo tra burocrazia statale e chi deve sopravvivere nella situazione attuale, anche costretto a restare in casa.
I commercialisti ironizzano amaramente sulle ineffi cienze dell’Inps nella gestione del contributo di 600 euro e sull’ iniquità perpetrata a danno di chi è escluso senza motivazione concreta chiudendo la loro disamina con una proposta simbolica.
L’attività associativa svolta da giovani commercialisti e contabili è gratuita, non percepiscono alcun compenso: “Ci sentiamo autorizzati, quindi, in ultimo a suggerire ai nostri governanti di valutare, per il solo valore simbolico che questo avrebbe, una sostanziale decurtazione dei loro compensi, quanto meno fino a quando la situazione emergenziale non sarà rientrata, valutando di adottare tale misura anche nell’ambito delle pubbliche amministrazioni. ”
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