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Politica
Covid 19, Italia preda di speculatori. Sotto attacco gli asset strategici

Le pecore vengono sempre mangiate dai lupi. Non facciamoci distrarre. In queste ore le nostre imprese strategiche sono bocconcini. Potrebbero facilmente finire tra le fauci di speculatori, fondi internazionali e asset stranieri. Soggetti che vivono nella sola necessità di fare soldi e per i quali la vita umana non vale niente. Altro che respiratori e terapie intensive per il Coronavirus. 

 

Proteggiamo gli asset strategici nazionali dagli speculatori! Subito!

Succede sempre che in situazioni di crisi, come negli anni ‘90 per l’Italia, i grandi predatori della finanza colpiscano i Paesi in difficoltà o ne acquisiscano le ricchezze. Le sconsiderate dichiarazioni della governatrice della Banca Centrale Europea Christine Lagarde li ha messi in moto sui mercati. Lo stesso Copasir, organo di controllo sull'operato dei Servizi Segreti italiani si è dichiarato molto preoccupato: “alcune dichiarazioni, vogliamo credere unicamente ascrivibili a errori comunicativi, hanno portato ad un indebolimento importante e repentino di assetti quotati anche strategici”.

 

Il riferimento è alle società che hanno in mano le infrastrutture, acqua, luce, energia, i settori bancario-assicurativi, le telecomunicazioni, la difesa che con questa crisi stanno diventano molto appetibili sui mercati. Se non rimanessero nell'alveo dell'interesse nazionale potrebbero diventare strumento di strategie di Paesi stranieri e certamente non perseguire gli interessi dei cittadini italiani. E’ presto fatto capire cosa ha prodotto il record di vendite e perdite in Borsa dell’altro giorno, al – 16,8%. Le assicurazioni Generali valgono 18,65 miliardi, Eni 24,14, Intesa San Paolo 25,81 e Unicredit 15,90 (solo per elencarne alcune). Per capire il ribasso prodotto dal questo – 16,8% e cosa è accaduto in Borsa nelle ultime settimane basti pensare ad esempio ad Enel che oggi vale 53,53 miliardi mentre a metà febbraio valeva 87 miliardi.

 

Se Matteo Salvini, dopo le dichiarazioni della governatrice della Bce, ha detto “se questo è l’Europa che dobbiamo lasciare ai nostri figli, tanto vale fare scelte diverse” anche Enrico Borghi del Pd ha alzato la soglia di guardia della sinistra: “Il sistema produttivo italiano è molto fragile in questi giorni, e nelle ore in cui a seguito di mal ponderate dichiarazioni sta precipitando la capitalizzazione di molte imprese, bisogna mantenere molto alta l' attenzione contro il rischio che vi possano essere operazioni speculative che mirino ad acquistare patrimoni industriali, tecnologici e scientifici nazionali, oltre a marchi storici del Made in Italy”. 

Anche tra i ministeri circola l’ipotesi di ampliare la Golden share sui nostri asset strategici, il controllo del governo sulle quote fondamentali dei pacchetti azionari di queste società. Ma bisogna fare in fretta per evitare che gli anelli indispensabili della nazione Italia vengano predati.

 

E’ comprensibile che i media diano tanta visibilità alle emozioni e alle bandiere italiane sventolate, alla gente che suona uno strumento dai balconi per sentirsi viva e vitale in questo momento di scoramento ma bisogna darne altrettanta alla difesa dei nostri interessi concreti. Non facciamoci fregare! Non facciamoci distrarre! Perché se gli asset strategici finiscono in un fondo a Berlino, Parigi, Londra o Singapore non ci saranno più bandiere da sventolare e trombette da suonare. Cosa volete che gli freghi dei cittadini italiani ad un fondo speculativo dall’altra parte del mondo o a Parigi e Berlino?

 

E’ l’ora di ridare centralità allo Stato. Presto i privati, che non stanno più producendo, saranno alle corde. Non è solo una questione di tasse. I macchinari, gli affitti delle strutture, i beni già acquistati si pagano lo stesso. Siamo un Paese fatto soprattutto di piccole e medie imprese, in questo momento pressoché ferme. Occorre dare liquidità immediata a queste e sussidi a chi è in difficoltà con un piano razionale potente e repentino. Con tempi certi e condizioni definite e chiare.

 

Dopo un primo momento di freddezza la presidente della Commissione Europea e membro della CDU tedesca Ursula von Der Leyen ha detto che “l’Italia avrà tutto quello di cui ha bisogno”. Occorre però capire in quali termini si manifestano queste dichiarazioni che appaiono come concessioni di denaro e condizioni di favore. Con gli attuali assetti non si è ancora visto qualcuno che concede denaro senza una contropartita ancora più pesante. Il governo tedesco non ha chiesto il permesso a nessuno per dire che le banche nazionali metteranno a disposizione fino a 550 miliardi per l’ industria tedesca colpita dal virus. E da loro non è ancora accaduto quello che è successo a noi.

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