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Politica
Di Battista il super populista. Letta e Meloni votano le stesse cose...
Alessandro Di Battista

L’ex deputato ha detto di voler fare politica da fuori il Palazzo

 

Alessandro Di Battista, dopo aver perso l’occasione di candidarsi con il Movimento Cinque Stelle, da qualche giorno ha ripreso a scrivere sui social a beneficio dei suoi tanti sostenitori che gli chiedono sui social di “tornare”.

L’ex deputato ha detto di voler fare politica da fuori il Palazzo. E già questa è una strana anomalia. Perché per chi è stato in Parlamento non ha più nessuno senso fare politica da “fuori”.

Da fuori si fa all’inizio. Lo si fa cominciando dai comitati di quartiere per passare ai comuni alle regioni e poi, appunto, al Parlamento.

Per uno come Di Battista tornare indietro è solo un fallimento e poiché non crediamo che alla sua età e con il suo seguito si rassegni a fare il portavoce del Cdq del Laurentino38 ci chiediamo cosa abbia realmente in mente.

Tramontata la possibilità di essere ripescato nel listino di Conte gli resta solo puntare alle prossime regionali nel Lazio (ha il tempo per organizzarsi, si vota il prossimo anno), dove è ben radicato, magari con la sua amica del cuore Virginia Raggi che è ancora nei Cinque Stelle ma è ai ferri corti, anzi cortissimi con Giuseppe Conte.

Poi c’è sempre la possibilità, diciamo così strutturale, di fare un movimento con Davide Casaleggio per tornare ai valori fondanti dei Cinque Stelle. Infatti è noto che Davide Casaleggio ed Enrica Sabatini, sua recente moglie, abbiano pubblicato un anno fa “ManifestoControvento” –un programma politico- e abbiano anche annunciato l’evoluzione di Rousseau verso Camelot, la nuova piattaforma software.

Tuttavia se si chiede all’interessato, cioè a Di Battista, qualche lume in proposito se ne ricavano solo risposte stizzite e risentite.

Ma torniamo all’attività attuale.

Ieri Di Battista ha pubblicato un post contro Letta e Meloni che “votano le stesse cose”.

Uno pezzo di quelli arrabbiati, che denotano una visione primitiva e naif della politica che però ha solleticato e solletica tuttora il ventre mollo e arrossato dei populisti nostrani, quelli che urlano nelle riunioni condominiali, per intenderci. In questa visione dicotomica della realtà, c’è solo posto per il bianco o per il nero, per la luce o per l’ombra. Ci sono i buoni e i cattivi, come diceva Bennato In fila per tre. Ma chi fa le analisi del sangue? Ma naturalmente lui, Alessandro l’infermiere che misura il tasso di integrità etica a tutti.

Ecco qui che nascono post come quelli sull’uguaglianza tra Meloni e Letta, perché “votarono insieme la legge Fornero” o la “guerra in Libia” dove Ignazio La Russa era il ministro della Difesa. Post contro il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che appoggiò il conflitto per “obbedire” alla Nato e agli americani.

Oppure il post sui “privilegi dei parlamentari” che eccitano voglie pruriginose di vendette sommarie da parte di chi quei privilegi li vorrebbe avere e non può invece ottenerli.

Nel post ci sono diverse esagerazioni ed imprecisioni, ma non era nel programma fascista di Sansepolcro la stessa roba?

In un altro post Di Battista attacca la Farnesina del suo ex amico e ministro degli Esteri Di Maio reo di aver preso la difesa di Israele nei recenti scontri. L’ex deputato di Roma Nord è invece solo per i palestinesi.

Chi ce l’aveva molto con gli ebrei nella seconda guerra mondiale?

Ma la domanda è?

Cosa vuole ottenere Di Battista con questa teoria di post? Vuole fare politica da fuori, d’accordo. Ma a che fine? Solo per compiacere il suo immenso ego?

Perché allo stato delle cose altre spiegazioni non si vedono.

Ma torniamo alla collocazione politica di Di Battista. Lui dice di aver votato a sinistra, suo padre Vittorio Di Battista è un fascista convintissimo per sua stessa ammissione, anche si presentò per Italia dei Valori di Antonio Di Pietro. Ebbene, anche alla luce di questo si può dire che la formazione politica di Di Battista è di destra. Valori come la lotta del popolo palestinese contro Israele e quindi contro gli ebrei, sono valori di destra. Come sono di destra i valori della lotta al parlamentarismo.

Come di destra è la lotta alla Nato, come di destra è la vicinanza alla Russia, come di destra la lotta alla Francia e alla sua moneta il franco africano, come l’appoggio ai gilet gialli, come la critica alle misure di restrizione sanitaria.

Ricordiamoci poi che Di Battista era contento del governo di destra giallo - verde e che lui ci stava ancora ben dentro al Movimento Cinque Stelle in quei tempi.

L’idea che emerge da queste considerazioni è che Alessandro Di Battista sia così di sinistra da essere evolianamente di destra, una destra sociale, dai tratti indistinti, confusi e velati da una forte componente di populismo che si manifesta come invidia sociale, lotta al parlamentarismo, lotta contro Israele, lotta contro qualsiasi mediazione.

Uscirà mai un libro dal titolo DB. Il figlio del secolo…?

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