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Politica
Di Maio e Raggi, dal "ci eravamo tanto odiati" al riavvicinamento di facciata
Luigi Di Maio e Virginia Raggi

Di Maio e Raggi: c'eravamo tanto odiati

Chi scrive fu testimone qualche anno fa di cosa pensasse veramente l’allora capo politico dei Cinque Stelle Luigi Di Maio nei confronti dell’allora sindaca di Roma Virginia Raggi. La discussione verteva sul fatto che, in pieno governo giallo – verde, che vedeva il Movimento alleato con la Lega, Virginia Raggi fosse andata a visitare un campo Rom, dandone enfatica notizia sui media. Alla mia domanda se fosse stato opportuno, Di Maio rispose che “ogni volta che quella si muove ci fa perdere voti”.

In effetti Di Maio ha sempre guardato con sospetto l’agire della ex prima cittadina di Roma. Come è sua natura, l’ha osservata, l’ha tenuta sotto controllo, ma non hai mai agito direttamente e raramente ha avuto dissensi pubblici. Ricordo inoltre che temeva l’influenza del marito, Andrea Severini, che a suo dire ne eccitava gli aspetti estremi e cioè la carica populista che, sebbene in misura minore, è presente anche in lei. Anche l’entourage del ministro era assai critico e mostrava una malcelata insofferenza per quello che combinava l’allora sindaca.

La situazione peggiorò quando Virginia accolse a Roma, come suo capo staff, nel 2021 Max Bugani che lo stesso Di Maio aveva allontanato da Palazzo Chigi dove era suo vice Capo segreteria, per divergenza insanabili e che cercava lavoro nonostante fosse ancora consigliere comunale a Bologna. Di Maio lo prese come un affronto personale e se la legò al dito. Il totale fallimento di Bugani che a Roma non combinò niente, tranne che paragonare la Raggi a “Rocky Balboa”, rafforzò l’idea del ministro che ormai sul Campidoglio non c’era più niente da fare. Da allora i rapporti si raffreddarono ulteriormente a causa delle note vicende sullo Stadio della Roma a Tor di Valle che non solo non si fece ma costò moltissimo in termini di consenso al Movimento, oltre che dei processi ancora in corso.

Di Maio, quando lo incontrai nella sua sontuosa stanza da ministro del Lavoro (era anche ministro dello Sviluppo economico e i due ministeri sono a pochi metri di distanza, separati da Via Veneto), mi disse che non capiva come un "frontman come Marcello De Vito fosse potuto finire in una inchiesta giudiziaria”, ed in questo colsi un evidente fastidio per i “romani” che dal Campidoglio mettevano in tutti i modi in difficoltà il Movimento. Un riavvicinamento tattico tra i due c’è stato ultimamente perché entrambi ce l’hanno con Giuseppe Conte. Ma la Raggi è amica di Di Battista con cui ora Di Maio, suo ex amico, ha un pessimo rapporto.

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