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Politica
Draghi al Colle, lo spettro di Brunetta Premier ad interim agita i partiti

Quirinale, con Draghi al Colle la reggenza toccherebbe a Renato Brunetta, in quanto ministro più anziano. Uno scenario che allarma la maggioranza

Da un lato il Quirinale e dall’altro Palazzo Chigi. La partita del Colle è talmente intrecciata a quella dell’esecutivo che in maggioranza i due dossier viaggiano in parallelo. Se la carta finale sarà Mario Draghi, chi dovrà prendere le redini del governo? Più che una domanda, un vero e proprio assillo che tormenta il sonno della maggioranza e agita la stessa compagine governativa, premier in testa. Mentre si continuano a fare vari nomi, tra cui quelli di Daniele Franco, Vittorio Colao e Marta Cartabia, solo per indicare i profili tecnici, l’eventualità di un interregno, di poche ore o settimane, rimane.

L’attuale responsabile del dicastero della Pa Renato Brunetta, in quanto ministro più anziano, dunque, succederebbe al premier dimissionario. E questo già sta provocando parecchi mal di pancia in maggioranza e persino nel suo partito.
Un passato da socialista, prima di approdare tra le fila di Forza Italia di cui è stato capogruppo alla Camera, al secondo incarico a Palazzo Vidoni, il ministro veneto traslocherebbe a Chigi. “Ma solo momentaneamente”, si affrettano a liquidare l’eventualità fonti parlamentari bipartisan. Un deputato del suo stesso partito come Elio Vito ha ben presente quanto sia realistico questo scenario tant’è che poche ore fa twittava: “Una buona ragione per non volere Draghi PdR (presidente della Repubblica) è non avere Brunetta PdC (presidente del Consiglio)".
 

“Tutti ne apprezzano l’intelligenza politica, ma non il carattere”: l’alt arriva dalla sua stessa area politica

Se Vito va in avanscoperta, in realtà, sono in tanti a nutrire lo stesso timore e si abbandonano allo sfogo con Affari. Si va dal “mamma mia, c’è da tremare” al “sarebbe un incubo dal quale svegliarsi presto”. Certo, magari in cuor suo e anche legittimamente, l’inquilino di Palazzo Vidoni ci spera. “Conoscendolo – racconta chi ha avuto modo di frequentarlo nel partito – l’ambizione ce l’ha. Brunetta però non è uno stupido. Da persona intelligente e furba qual è, sa bene che quest’ambizione si ferma a una voce in più sul curriculum, eventualmente”. "Ma soprattutto è consapevole - è il carico da 90 che aggiunge un deputato di centrodestra - che sarebbe il secondo miracolo in pochi mesi. Non dimentichiamo che è diventato ministro non certo perché indicato dal suo partito”. Chi gravita nella sua area politica tira così le somme: “Tutti ne apprezzano l’intelligenza politica e professionale, tuttavia, a causa del suo carattere non c’è nessuno che farebbe i salti di gioia”.

Brunetta è tra coloro che più tifano per un trasloco di Draghi al Colle. Dove finisce la stima personale per l’ex presidente della Bce e comincia l’ambizione personale? “Brunetta è sincero – racconta un forzista – apprezza Draghi. Punto. Se pensansse al suo tornaconto, allora dovrebbe auspicare una permanenza del premier al governo, l'unico modo per evitare un rimpasto che coinvolgerebbe pure lui”.

Il coro dei no, dal M5s alla Lega

Al di là delle sorti personali del ministro, però, il solo pensiero di un Brunetta traghettatore fa venire i brividi in maggioranza. Non c’è solo l’anima azzurra più sovranista a temere un simile seppur temporaneo esito, ci sono pure i Cinque stelle. Il Movimento, racconta un insider a Palazzo, “trema solo a pensarci. Per il noi è fumo negli occhi”. “L’approccio di retroguardia del ministro sul lavoro agile testimonia una visione asfittica rispetto ai temi dell’innovazione e quindi a quel salto culturale che la Pa potrebbe e dovrebbe fare. Ragion per cui serve un patto di legislatura subito perché non può essere lui a prendere le redini del governo neanche per un breve periodo”.

Non è migliore l’aria che tira nella Lega. “Nel partito apprezziamo il suo lavoro sulla semplificazione e la sburocratizzazione – racconta una fonte di via Bellerio – ma non dimentichiamo neppure gli attacchi che il ministro ci ha riservato ai tempi del governo gialloverde. E poi la sua semplicistica associazione Lega uguale sovranismo e populismo”. Inoltre, nel Carroccio, in tanti ricordano ancora gli attacchi che Brunetta ha riservato ai leghisti dopo la sua mancata elezione a sindaco di Venezia nel 2010: “Se la prese con noi, accusandoci di non averlo sostenuto”. Insomma, il judoka Brunetta da premier pro tempore metterebbe subito al tappeto gli entusiasmi della sua stessa maggioranza.  

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