Italicum, Fassina sfida Renzi. "Senza modifica non voto la riforma"
Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)
Nuova sfida della minoranza Pd al premier Matteo Renzi. Stefano Fassina annuncia al quotidiano online Affaritaliani.it che se non ci saranno modifiche all'Italicum non voterà la riforma della legge elettorale. "Non ho votato la revisione del Senato, visto che il presidente del Consiglio aveva espresso la sia indisponibilità a confrontarsi sulle correzzioni necessarie. Rimango coerente con la posizione espressa in occasione delle riforme istituzionali. Il pacchetto proposto sulla legge elettorale è insostenibile perché, di fatto, introduce sia il presidenzialismo sia uno squilibrio nei rapporti tra il potere esecutivo e quello legislativo". Fassina poi rivela: "Il numero dei parlamentari del Partito Democratico che la pensa come me è numeroso. In Aula si sono già espressi Cuperlo, D'Attorre e la Bindi. Civati ha detto che non vota la riforma. E Bersani lo ha annunciato fuori dall'Aula".
Sui tempi il premier ha accelerato parlando del via libera prima delle Regionali. "Il problema non sono i tempi ma il merito della riforma e la disponibilità del governo ad accogliere le richieste di modifica che vengono dal Parlamento e non solo da una parte dei deputati del Pd", afferma Fassina. "Stiamo parlando di punti rilevanti. Mi preoccupa l'obiettivo del presidente del Consiglio di fare un'altra scontata prova di forza prima in direzione del Partito Democratico e poi nei gruppi parlamentari. La legge elettorale come la revisione del Senato sono interventi di ordine costituzionale e le forzature sono sbagliate".
Ma che cosa propone la minoranza del Pd? "Il punto fondamentale è il premio di maggioranza che come è definito ora può andare anche a un partito che prende una quota molto limitata di consensi nel primo turno con un problema di legittimità sostanziale di chi vince le elezioni. C'è inoltre il problema dei capilista bloccati: così com'è l'Italicum il risultato sarebbe che l'unica Camera elettiva avrebbe due terzi di deputati nominati. Il pacchetto complessivo non funziona perché cambia in modo surrettizio la forma di governo, introducendo un presidenzialismo di fatto senza i necessari contrappesi previsti in questo sistema istituzionale".