FdI, altro che fascisti: il partito della Meloni è fatto di moderati
"Non è uno spazio politico di sola destra, come i mass media vorrebbero far credere, ma un partito aperto alle istanze più larghe di centrodestra"
Mi inserisco volentieri nel dibattito che da diverso tempo viene alimentato, a fasi alterne ma guarda caso sempre più vivace in prossimità delle campagne elettorali, sull’assetto politico di Fratelli d’Italia.
Giorgia Meloni, che non ha certo bisogno delle mie difese, ha ancora una volta ribadito nel corso della trasmissione ‘Dritto e rovescio’ su Rete4 che dentro Fdi non c’è spazio per atteggiamenti nostalgici del fascismo, riaffermando il concetto già più volte espresso che il suo partito, il nostro partito, vuole guardare avanti e che chi vuole guardare indietro vada altrove. E che saluti romani e svastiche sono incompatibili all’interno di Fdi. Più chiaro di così cosa altro dovrebbe dire?
Io invece mi permetto di aggiungere a quanto detto dalla nostra leader anche dei fatti concreti a conferma della sua volontà non solo di non voler dare spazio a derive nostalgiche ma soprattutto di voler aprire il partito a chi proviene da esperienze politiche diverse, che si rifanno in particolare al mondo moderato, liberale e cattolico.
Come avrà avuto modo di vedere nella lista di Fdi al comune di Roma sono stati eletti al secondo e al terzo posto con più di 6mila preferenze (che non sono poche) Giovanni Quarzo e Francesca Barbato, la cui storia politica non è certamente di destra ma liberal –popolare e comunque di centrodestra. Lo stesso Enrico Michetti, accusato da Lilli Gruber di provenire dal mondo neofascista, ha candidamente detto che l’unica tessera di partito che ha avuto è stata quella democristiana.
Allora a Roma (come in altre parti d’Italia) uno spazio per i moderati c’è già, ed è dentro Fratelli d’Italia. Tanto è vero che il partito è cresciuto dappertutto. Non, quindi, un partito di sola destra (come i mass media vorrebbero far credere all’opinione pubblica) ma un partito aperto alle istanze più larghe di centrodestra. Una cosa ben diversa.
Merito di Giorgia Meloni che nel 2018 ad Atreju lanciò un appello a tutte le forze popolari e moderate presenti nel centrodestra per condividere il suo progetto politico fondato sulla condivisione di valori liberali con la difesa dell’identità e dell’interesse nazionale. L’intuizione di Giorgia, accolta prima di tutto da Raffaele Fitto con il Partito dei Conservatori e Riformisti Europei del quale oggi la stessa Meloni è presidente, di aprire il partito anche ad esponenti diversi dalla loro storica area di riferimento, non è caduta nel vuoto.
Insieme a Massimiliano Maselli, Giovanni Libanori, Ignazio Cozzoli, Gianfranco Bafundi e tanti altri amici, tra cui Quarzo e Barbato, abbiamo deciso di aderire al suo progetto portando in dote i nostri valori e la nostra esperienza. I frutti di quella scelta li stiamo vedendo adesso, con l’ottimo risultato ottenuto su Roma da due nostri esponenti. Merito nostro, di chi ci ha votato, ma soprattutto di Giorgia Meloni e della classe dirigente romana che hanno fatto una valutazione che si è dimostrata lungimirante. Far diventare Fdi uno spazio politico aperto anche ai moderati.
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