Forza Italia/ Il caso Puglia segna il declino di Berlusconi
Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)
Asseragliato nel bunker di Arcore come l'ultimo dei giapponesi e circondato dalla 'ancelle' Francesca Pascle, Deborah Bergamini e Mariarosaria Rossi, Silvio Berlusconi ha deciso che questa volta con Raffaele Fitto bisogna arrivare allo scontro finale. Il redde rationem è arrivato e parte proprio da quella Regione, la Puglia, che portò i primi guai giudiziari all'ex Cavaliere con le rivelazioni sui rapporti con la escort barese Patrizia D'Addario e a causa delle telefonate 'scomode' e 'imbarazzanti' con Gianpaolo Tarantini. In questo caso la vicenda è tutta politica.
Nonostante i tentativi di Altero Matteoli e di Paolo Romani di ricucire con il leader dei 'ricostrutturi', tutto sembra portare verso la rottura definitiva. Raffaele Fitto, in vista delle elezioni regionali del 31 maggio, ha proposto il ticket Schittulli-Poli Bortone per uscire dall'empasse e per evitare una divisione che porterebbe alla sconfitta sicura contro il Pd di Emiliano. Ma Berlusconi sembra proprio che punti a perdere. Matteoli ad Affaritaliani.it fa il pontiere e afferma che il ticket va bene se unisce il Centrodestra. Ma Luigi Vitali, la testa d'ariete di Berlusconi in Puglia, sbarra subito la strada.
Poi arriva pure la Lega a fare da sponde all'ex premier. Sabato Raffaele Volpi, il vicesegretario di NoiConSalvini che da mesi stava trattando con i fittiani, boccia la candidatura della Poli Bortone. Ma nelle stesse ore Salvini nicchiava. Il giorno dopo, domenica, un comunicato firmato Volpi e Giancarlo Giorgetti (l'uomo degli accordi con Arcore) corregge il tiro e dà il via libera al sostegno dell'ex sindaco di Lecce. E' la svolta. Il segnale che il Carroccio, ancora una volta, dice sì a Berlusconi e si schiera contro Fitto. Quasi certa la vendetta del 'ricostruttore' in Veneto con l'appoggio a Tosi in chiave anti-Zaia. In Campania la Lega non corre, per non disturbare Forza Italia, alleata con l'Ncd, e che candida Stefano Caldoro. In Puglia invece la lista NoiConSalvini, che avrebbe potuto andare da sola, sembra fatta apposta per soddisfare i desideri dell'ex Cav e per disturbare Fitto.
Poi c'è lei, Adriana Poli Bortone, che da poco tempo fa parte di Fratelli d'Italia. Giorgia Meloni, comprensibilmente imbarazzata essendo al fianco di Schittulli ma con un suo esponente candidato da un altro partito contro l'oncologo, fa appelli all'unità e afferma che se la Poli Bortone è lo strumento di Berlusconi contro Fitto non va bene e non l'appoggerà. Quasi certamente Fdi prenderà atto della mancata unità della coalizione e confermerà il suo sostegno a Schittulli. A questo punto l'ex primo cittadino di Lecce, non essendoci quella coesione che lei stessa aveva invocato sabato mattina (subito dopo la decisione di Vitali di candidarla), avrebbe dovuto fare un passo indietro.
E invece no, boccia il ticket con Schittulli e conferma la sua corsa con Fi e Lega, mettendosi di fatto fuori dal partito erede di Alleanza Nazionale. Insomma, il lavoro dei pontieri Matteoli e Romani sembra inutile. Siamo in pieno scontro. Attenzione, però, Fitto non è Fini (scioltosi come la neve al sole con il suo Fli) e nemmeno Alfano (sempre più stampella di Renzi). Fitto, alle Regionali dello scorso anno, ha preso 285.000 preferenze nella circoscrizione meridionale, di cui 184.000 solo in Puglia. E siccome in politica alla fine contano i voti (mantra berlusconiano fin dal '94) la sfida del 'ricostruttore' può portare davvero al declino del leader azzurro.
Questa volta il territorio e gli elettori non stanno con Berlusconi. Il tutto parte dalla Puglia. Si sono infatti conclusi i congressi cittadini di Forza Italia di Lecce e di Corato autoconvocati dalla maggioranza degli iscritti ai sensi dell’art. 33 bis dello Statuto del partito. Ai congressi ha votato oltre l'80% dei tesserati eleggendo coordinatore cittadino di Lecce Roberto Marti e di Corato Sergio Lagastra. "E' stata una grande festa della democrazia - hanno dichiarato i parlamentari Marti e Perrone - oggi Forza Italia ha dimostrato di essere un partito con un grande seguito se solo si coinvolgono direttamente i cittadini nelle scelte e si mette da parte la logica autodistruttiva delle nomine calate dall'alto, dei commissari e delle epurazioni come avvenuto dopo l'arrivo di Luigi Vitali".
Uno schiaffo dolorosissimo per Berlusconi e per il suo 'cerchio magico', sia di Arcore sia pugliese. "I primi ad affermare una richiesta di democrazia, con un congresso autoconvocato, siamo stati noi a Ceglie Messapica. Poi anche Martina Franca e Corato. Ora tocca a Lecce", ha commentato il fittiano Nicola Ciracì. Berlusconi resta chiuso nel bunker di Arcore con la Rossi, la Bergamini e la Pascala. Ma questa volta la base non sembra seguirlo e dalla Puglia sta partendo una rivolta popolare che potrebbe segnare davvero la sua fine.