Freud e il patto Renzi-Berlusconi
Di Ernesto Vergani
Il caso della norma salva-Berlusconi (non punibilità della frode fiscale sotto il 3% dell’imponibile, norma poi stoppata da Renzi) sia stata da chiunque inserita nel decreto sul fisco, evidenzia anomalie della politica italiana.
Innanzi tutto la necessità di una riforma costituzionale che acceleri, faciliti e semplifichi la funzione legislativa del Parlamento. La decretazione legislativa infatti non solo spesso ingenera confusione e errori anche a livello di scrittura delle norme, ma si autoalimenta, invoglia a ricorrere sempre più a se stessa. Va da sé che tale riforma necessita di quella elettorale che indichi una maggioranza certa in Parlamento.
A ciò si aggiunga la difficoltà di comunicazione tra i tecnici, i vari uffici dei Ministeri e lo staff della Presidenza del Consiglio. La capacità di delega e di fiducia nei collaboratori è decisiva. Lo so bene chi lavora in aziende complesse, come sia difficile coordinare i passaggi, come ciascun capoufficio voglia dire la sua, fino all’amministratore delegato che aggiunge la frase all’ultimo momento frantumando pezzi interi della cattedrale che senza di lui era stato costruita parola dopo parola.
Ammettere di aver fatto un errore così come è stato fatto, può anche peggiorare la già negativa immagine della politica. I politici hanno - oltre che oneri - onori, privilegi e stipendi altissimi. Ci aspetta che gli errori siano ridotti al minimo, che leggi che riguardano milioni di persone meritino più di una riga tolta o aggiunta a penna all’ultimo momento.
Il pasticcio della norma salva-Berlusconi, la conseguente retromarcia del premier, la presa di posizione di Berlusconi e gli attacchi di Grillo che parla di prova del “do ut des” tra Renzi e Berlusconi, dimostrano alla fine una certa opacità della politica italiana. Uno psicanalista leggerebbe tale vicenda o come uno spostamento d’accento o come un atto inconscio del patto Renzi-Berlusconi qualora esista – patto come impaziente di manifestarsi nelle prossime settimane, a partire dall’Italicum e dalla elezione del nuovo Presidente della Repubblica.