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Politica
GariwoNetwork presenta la "Carta della memoria" per una coscienza sui genocidi

Gariwo, la foresta dei Giusti (www.gariwo.net), associazione nata per ricordare le figure esemplari che hanno salvato vite umane e si sono opposte a tutti i genocidi, presenta la Carta della memoria, un documento firmato da decine di personalità del panorama culturale internazionale e che si rivolge al mondo politico e accademico, affinché il lavoro sulla memoria vada oltre la commemorazione del 27 gennaio e gli steccati nazionalistici.

L’impegno culturale è stato rilanciato nel corso del quarto incontro internazionale GariwoNetwork dedicato al tema del come fare una memoria efficace nel mondo di oggi, alle prese con una pandemia e con l’ascesa di nuovi populismi, che mettono in discussione la tenuta democratica dei Paesi.

Per l’Italia erano collegati i referenti di oltre 30 Giardini distribuiti in 15 Regioni in tutta la Penisola. L’incontro, dal titolo Conoscere il mondo, ripensare la memoria, è stato articolato in due momenti. 
Il primo dedicato all’attuale scenario internazionale, con le analisi presentate dalle giornaliste de il Foglio Paola Peduzzi, Giulia Pompili e Micol Flammini su tre Paesi fondamentali per gli equilibri mondiali - America, Cina e Russia - e un approfondimento sulle democrazie illiberali che si sono affermate in Europa. Nella seconda sessione “memoria e totalitarimi” si sono avvicendati il presidente di Gariwo Gabriele Nissim, la storica Anna Foa e lo scrittore e saggista Francesco Cataluccio per affrontare i quesiti “quale memoria oggi e quale responsabilità ha oggi la memoria?”.

Al primo ha risposto Gabriele Nissim, ripercorrendo i punti fondamentali stabiliti dagli storici nella costruzione della memoria della Shoah, “che ha avuto un ruolo fondamentale per fare conoscere la singolarità di un genocidio, ha permesso di scuotere le coscienze mostrando le responsabilità non solo dei nazisti, ma dei complici e degli indifferenti in tutta Europa”. Ma ora, con la pandemia, siamo entrati in una nuova epoca e anche la stessa idea di memoria nata dopo la Shoah va ripensata per affrontare i nuovi tempi in cui viviamo. “Il ricordare è giustissimo, lo si è però separato dal ‘mai più’”. Non si è legata la memoria alla responsabilità nel tempo presente, sia rispetto ai crimini in atto, sia allo stato degli organismi internazionali. Non si è capito che il punto fondamentale della prevenzione dei genocidi oggi si pone sul piano della difesa della democrazia”.

A questo punto, per Gabriele Nissim, dobbiamo, in occasione della Giornata della memoria, informare anche sui genocidi e sui crimini contro l’umanità in atto oggi contro gli uiguri, i rohingya, gli yazidi: “dobbiamo sempre comparare il passato e il presente e non creare un vuoto. È importante abituare gli educatori, gli storici, i narratori delle sofferenze al metodo della comparazione, per creare una coscienza globale e universale nei confronti di tutti i genocidi”, ha aggiunto.

Lo scrittore e saggista Francesco Cataluccio ha parlato delle democrazie illiberali e dell’evoluzione del linguaggio avvenuta in gran parte dei sistemi politici, che ha portato a un conflitto verbale generalizzato, dove tutto è uguale, perché un malinteso senso della democrazia dà il diritto a ciascuno di considerarsi nel vero e di poterlo dire impunemente. “Si assiste così a un impoverimento del linguaggio, i social media sono diventati il megafono della paranoia di massa e lo strumento della sua crescita, dando spazio all’ignoranza e al linguaggio violento e vuoto”.

Un fenomeno che può e deve essere combattuto con il fondamentale apporto degli insegnanti: “quando si indebolisce l’educazione familiare, è compito della scuola educare alla democrazia, al rispetto e alla tolleranza. Una scuola che però deve rinnovarsi radicalmente nella lingua, nei programmi e nei metodi, proponendo un sano spirito critico e valori credibili da opporre all’imbarbarimento del linguaggio e della società”, ha dichiarato Francesco Cataluccio. Ad Anna Foa è spettato il compito di riaffermare il ruolo dell’Europa nella ricostruzione della cultura, dei legami tra le persone, del rispetto reciproco. “E la scuola avrà una funzione importantissima, gli insegnanti nelle scuole dovrebbero sentirsi molto impegnati, come gli infermieri negli ospedali, a fare guarire i loro studenti dall’odio che imparano nelle strade e dalla televisione, a fare un’opera di guarigione”.

La pandemia ha anche determinato un fenomeno strano, inatteso e preoccupante: la negazione di ciò che è. “La violenza delle tesi negazioniste del COVID ci riporta all’antisemitismo dei Protocolli dei Savi di Sion, a un immenso complotto manovrato dall’ebraismo mondiale”, ha spiegato Anna Foa. “È nostro compito fondamentale rafforzare la memoria allargata a comprendere le radici dei genocidi, il modo in cui si saldano all’idea di un complotto dei poteri occulti, e anche la violenza che generano. In questo clima di miti e paure irrazionali la memoria della Shoah sembra ancora più rimessa in discussione e di conseguenza ancora più necessaria. Purché guardi al futuro oltre che al passato, al mondo e non a barricare le identità e i nazionalismi, a favorire la responsabilità e non a rafforzare i confini fra gli esseri umani. Perché se così fosse, diventerebbe anch’essa uno strumento verso l’abisso.

 

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    gariwonetwork "carta della memoria" coscienza sui genocidi gabriele nissim





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