Le elezioni europee 2019 probabilmente non sconvolgeranno la composizione della maggioranza al Parlamento europeo, anche se ci saranno significative differenze, con il duopolio Ppe-S&D che avrà bisogno quantomeno dell'Alde per governare. Ma sul piano interno ai vari Stati membri questa tornata elettorale ha effetti dirompenti e, in molti casi destabilizzanti. Molti governo "locali" sono stati sconfitti alle urne e il loro futuro appare ora tutt'altro che scontato.
Italia
L'esempio più ovvio è quello che ci riguarda più da vicino. In Italia infatti si sono quasi perfettamente invertiti i rapporti di forza tra i due alleati di governo Lega e M5s. Nel giro di poco più di 14 mesi Carroccio e pentastellati si sono dati il cambio come azionista di maggioranza. La Lega ha sfondato ampiamento il 30% con il M5s che è sceso nettamente sotto il 20%. Difficile credere che i risultati delle urne non abbiano effetti sugli equilibri interni all'esecutivo di Giuseppe Conte, con Salvini che potrebbe imporre un'agenda a tinte verdi dalla Tav all'autonomia fino al decreto sicurezza bis. Resta da vedere come reagiranno Di Maio & company ma la tenuta del governo è tutt'altro che scontata.
Germania
Il voto europeo avrà effetti rilevanti anche sulla Germania, dove la Grande Coalizione di Angela Merkel appare in netta difficoltà. La Cdu-Csu della cancelliera ha ottenuto il peggior risultato della storia in un voto europeo. E il centrosinistra Spd continua il suo crollo, fermandosi a poco più del 15 per cento, nettamente dietro ai Verdi. Non solo. L'Spd perde anche la roccaforte di Brema dopo un dominio ininterrotto di 73 anni. Un'era geologica. Il governo Merkel inizia subito una serie di consultazioni, anche perché il lungo dominio di Frau Angela intravede il suo tramonto, fissato al 2021 ma che potrebbe essere anticipato di parecchio sull'agenda visti i nuovi rapporti di forza interni e il flop della campagna elettorale guidata dalla delfina di Merkel, Annegret Kramp-Karrenbauer.
Francia
Il paese che rischia di subire il contraccolpo più pesante è, ça va sans dire, la Francia. La grandeur riformista di Emmanuel Macron è evaporata nel giro di due anni e Marine Le Pen, sconfitta alle presidenziali del 2017, si è presa la rivincita superando l'inquilino dell'Eliseo. La leader del Rassemblement National ha subito chiesto lo scioglimento del parlamento e nuove elezioni, con un Macron che continua a essere sotto pressione.
Regno Unito
Non che ci fosse bisogno del voto europeo per capire che il governo britannico era al capolinea, ma le urne hanno dato l'ultima spallata. Theresa May ha portato, per colpe non solo sue, i conservatori al peggior risultato della loro storia. I Tories sono precipitati al quinto posto, e ora bisognerà capire chi potrà essere il loro leader dopo le dimissioni del primo ministro previste per il 7 giugno, anche se tutto fa pensare a Boris Johnson. In ogni caso le regole del gioco nel Regno Unito sono definitivamente cambiate, mentre si staglia all'orizzonte la sfida tra hard Brexiteer di Farage e convinti o neo remainers alla Verdi o alla Corbyn.
Grecia
La destibilizzazione più evidente c'è stata comunque in Grecia, dove Syriza è stato nettamente sconfitto da Nuova Democrazia. Il primo ministro Alexis Tsipras ha subito ammesso la sconfitta chiedendo elezioni anticipate. I greci avrebbero dovuto andare alle urne per le politiche a ottobre ma ci andranno con ogni probabilità a giugno, con i rapporti di forza che potrebbero nettamente cambiare dopo un quinquennio lunghissimo fatto di lacrime e sangue.
Tutti gli altri
Ma anche in diversi altri Stati membri i partiti governativi sono stati sconfitti alle urne e rischiano di subire contraccolpi anche sul piano interno. E' successo in Romania, con i socialdemocratici del premier Dancila finiti al secondo posto, sconfitti dall'opposizione liberale con un'affluenza da record che ha coinvolto anche il controverso referendum sulla giustizia. In Slovenia si è verificata una svoltra a destra, con la coalizione nazionalista di Jansa arrivata prima e la lista LMS del primo ministro Marjan Sarec che è diventata addirittura la terza forza del Paese con il 15,58%. In Slovacchia il partito governativo Smer di Fico e Pellegrini è stato sconfitto nettamente da Slovacchia Progressista, che fa riferimento alla nuova presidente Zuzana Caputova, che ha ottenuto oltre il 20%. Anche in Finlandia la maggioranza finisce ko. I Socialdemocratici, che avevano appena vinto le politiche dello scorso 14 aprile, sono finiti terzi, alle spalle dei conservatori del Partito di Coalizione Nazionale (Kok) e dei Verdi del VIHR (Vihreä liitto).
@LorenzoLamperti
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