"Via della Seta, Usa-Ue chiedono solo sacrifici ma per l'Italia anche rischi"
INTERVISTA/ Arduino Paniccia analizza gli scenari possibili sul fronte Italia-Cina-Usa-Europa-Nato dopo l'adesione italiana alla Belt and Road
Arduino Paniccia, massimo esperto di geopolitica e strategia miitare, parla con Affaritaliani.it dell'accordo sempre più vicino sulla Nuova Via della Seta tra Italia e Cina, con la firma del memorandum of understanding (oltre ai singoli accordi specifici) che dovrebbe arrivare tra una decina di giorni durante la visita in Italia del presidente cinese Xi Jinping.
Professor Paniccia, l'Italia fa bene o oppure no a firmare l'adesione alla Belt and Road di Pechino?
Si tratta certamente di un grande problema. Secondo me non è stata ancora fatta un'accurata riflessione sull'essenza dell'iniziativa cinese. Riflettere, come in pochi stanno facendo, sulla portata di questo memorandum al di là dei contenuti commerciali, non è solo un tema da accademici. Poi un governo può legittimamente prendere una posizione ma deve avere un progetto preciso e avere ben chiare quali sono le conseguenze delle sue azioni.
Il governo dice che si tratta di un accordo esclusivamente commerciale e non politico.
Al di là delle intenzioni, certamente corrette, del governo italiano, va fatta una valutazione sul progetto Belt and Road in sé. Se non si capisce che cos'è la Bri non riusciamo neanche a collocarla bene nel contesto politico e diplomatico internazionale e a trarre le conseguenze delle proprie decisioni. Sin dall'inizio dell'iniziativa, nel 2013, la Cina ha voluto dare una prospettiva bilaterale alla Bri, portando avanti rapporti con singoli paesi. Ma in questo quinquennio sono successe molte cose e la conformazione, se non gli obiettivi, dell'iniziativa ha preso una conformazione diversa.
In che modo?
Al fianco dei progetti bilaterali hanno cominciato a sorgere dei veri proprni snodi lungo la via, centri nevralgici civili ma per certi versi anche di intelligence o militari. Faccio riferimento allo snodo di Gibuti, con il corollario della sicurezza anti pirateria che funge anche da controllo sulle rotte. Dalle informazioni in nostro possesso esistono nodi di rete di sorveglianza sparsi in diversi luoghi lungo la Belt and Road, molti nascosti, com'è d'altronde naturale che sia visto che questo non è solo un progetto di scambio commerciale ma una vera e propria rete interconnessa le cui ramificazioni partono dalla casa madre cinese, chiamata a tutelare i propri interessi lungo il percorso.
Quindi l'Italia firmando aderisce a un progetto non solo economico ma anche politico?
Anche se sulla carta questo non dovesse risultare il rischio è che venga letto così dai nostri alleati, in primis gli Stati Uniti. L'iniziativa cinese ha secondo me assunto una conformazione multilaterale che coinvolge attori di più continenti. Una cosa molto diversa da un semplice progetto infrastrutturale o commerciale.
Ma si tratta di una trasformazione voluta dalla Cina o che è più nella mente (e nei timori) degli Usa?
Quando lanci un'iniziativa che coinvolge 60 paesi e un paio di centinaia di miliardi di investimenti è difficile pensare che gente sofisticata come quella che fa parte del Politburo cinese non avesse immaginato i possibili sviluppi, anche involontari, che il progetto avrebbe potuto prendere. Non sto dicendo che l'obiettivo originario o neppure quello attuale di Pechino sia squisitamente geopolitico, ma vista la successione degli eventi e la contrapposizione degli Stati Uniti ha innegabilmente assunto questa postura. E credo che ora gli stessi cinesi ne siano consapevoli, loro malgrado, e l'adesione dell'Italia (primo paese del G7 a firmare il memorandum Bri) sia un messaggio chiaro in tal senso ai rivali.
Francia e Germania, tra gli altri, fanno però da tempo affari con la Cina.
Sì, resta questo sospetto molto sgradevole che se invece di Trieste e Genova si stesse parlando di Brema o Amburgo non si sarebbero agitati tutti così. La Cina sta giocando in maniera furba e ha individuato nell'Italia il paese su cui lanciare una sfida a Europa e Stati Uniti, ma vorrei capire quali sono state le azioni portate avanti da Europa e Usa per evitare di arrivare a questo punto.
Se l'Italia rinunciasse all'adesione alla Bri che cosa succederebbe?
Potremmo anche rinunciare ma solo per garanzie precise, non per le semplici ed eteree parole di Macron. L'Italia ha bisogno di concretezza. Quali sono le controproposte dell'Ue di fronte a un ipotetico sacrificio dell'Italia? Questo continente è in grado di assicurare che le fondamenta della nostra civiltà staranno insieme col beneficio di tutti oppure l'opposizione europea nasconde solo la volontà di scavalcare l'Italia e poi metterla da parte?
Ci sono responsabilità di Usa e Nato nella situazione che si è venuta a creare?
Certamente, su tutto ha molto influito il ripiegamento degli Usa e della Nato. Lo stesso generale von Clausewitz, nel lontano 1830, aveva detto che non si può dare eterna fedeltà e annientare se stessi per un giuramento. Usa e Nato non possono richiedere per sempre sacrifici in nome di un'alleanza sempre più sfumata vista la loro ritirata sull'America First. Sanzioni sulla Russia, sanzioni sull'Iran, guerra fredda alla Cina. Non può essere sempre accettato sulla base di un modello Nato che ha portato anche a esiti indecorosi come in Libia.
Che cosa succederà dopo la firma dell'Italia al memorandum Bri?
Credo che dopo la firma, come spesso accade in Italia, ci sarà un periodo di riflessione e di attesa per vedere se Europa e Usa si riavvicineranno a noi oppure no. L'adesione alla Bri può essere letta come un azzardo per provare a ristabilire una centralità geostrategica dell'Italia nel cuore del Mediterraneo. Ma si tratta di un azzardo con molti rischi.
Quali?
Se tra un anno, come si inizia a temere, salta anche il trattato Start tra Stati Uniti e Russia i rischi sono molteplici. Nell'ambito di una nuova escalation gli Usa potrebbero scavalarci sul tema della sicurezza militare, stringendoci con lo schieramento di missili sulla barriera orientale. A quel punto saremo costretti a fare una scelta di campo per non stare dalla parte "sbagliata", nell'ottica americana, della nuova guerra fredda.
@LorenzoLamperti
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