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Politica
Governo, crisi vicina. Draghi rischia, ecco la 'bomba' sul governo
(fonte Lapresse ) Mario Draghi Senato

Non il coprifuoco e le misure anti-Covid (un compromesso si troverà). Non le riforma della Giustizia (tempi lunghi) o quella fiscale (tutti vogliono abbassare le tasse). Il vero tema che preoccupa fortemente Palazzo Chigi e che, potenzialmente, potrebbe mettere in crisi, anche in tempi abbastanza rapidi, il governo è quello dei migranti, considerando il boom di sbarchi di irregolari che arrivano principalmente dalla Libia. Quello dll'immigrazione è in assoluto l'argomento più divisivo per la maggioranza eterogenea messa in piedi dal Presidente Sergio Mattarella. Fino a pochi giorni Mario Draghi era riuscito a nascondere il tema, ma l'ultima escalation di sbarchi nelle Regioni del Sud e in particolare in Sicilia (Lampedusa) hanno fatto esplodere la vera 'bomba', politica, per l'esecutivo.

MIGRANTI: DRAGHI APRE DOSSIER, PRIMA ANALISI SITUAZIONE CON MINISTRI

Riunione questa mattina, a margine del Consiglio dei ministri, tra il premier Mario DRAGHI e i ministri interessati al dossier migranti: la responsabile dell'Interno Luciana Lamorgese, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e il titolare della Difesa Lorenzo Guerini. A quanto apprende l'Adnkronos, si sarebbe trattato di una breve riunione solo per avviare una prima analisi della situazione. 

Matteo Salvini, sotto processo per aver fermato i clandestini, come li chiamano a destra, quando era ministro dell'Interno, non può assolutamente cedere su questo fronte, pena l'ulteriore avanzata di Fratelli d'Italia, che già sta erodendo consensi al Carroccio. Non a caso Giorgia Meloni ha immediatamente rilanciato la proposta del blocco navale per fermare definitivamente gli sbarchi di irregolari. Ma le posizioni del Partito Democratico, soprattutto da quando il segretario è Enrico Letta, sono diametralmente opposte. Per la sinistra il primo punto è sempre e comunque soccorrere tutti coloro che si trovano in mare, come ripetono Dem, LeU e molti M5S quotidianamente nei talk show televisivi.

Due linee che non possono in alcun modo trovare un punto di sintesi, in particolare ora che con la stagione estiva e le manovre geopolitiche della Turchia di Erdogan è facilmente prevedibile che i cosiddetti viaggi della speranza nel Mediterraneo aumenteranno nelle prossime settimane. L'unica speranza per il presidente del Consiglio, in costante contatto con la titolare del Viminale Luciana Lamorgese, è la solidarietà da parte degli altri Paesi dell'Unione europea. Ma finora il leit motiv della solidarietà Ue è soltanto un richiamo vuoto a qualcosa che, di fatto, non esiste.

La prima risposta da parte di Bruxelles è drammaticamente vaga: "Abbiamo avuto contatti con differenti Stati ma finora non abbiamo ricevuto nessuno richiesta riguardo ai ricollocamenti. I colloqui proseguono e abbiamo contatti diretti con il governo italiano e la ministra italiana Lamorgese. Attualmente in Italia ci sono 190 membri dell'agenzia Frontex e 20 agenti di Europol a supporto delle autorità italiane nell'identificazione dei migranti in arrivo. I nostri contatti stanno proseguendo con tutti gli Stati membri e contiamo di avere la solidarietà in questa situazione", ha affermato un portavoce della Commissione europea durante il briefing quotidiano rispondendo a una domanda della stampa sulla situazione degli sbarchi in Italia.

Fonti di governo, sia di Centrosinistra sia di Centrodestra, spiegano ad Affaritaliani.it che alla base della preoccupazione di Draghi, più che fondata, c'è il clima tutt'altro che favorevole nel Vecchio Continente. La Germania, architrave dell'Ue anche in tema di ricollocamenti, va al voto per il Bundestag a fine settembre e i cristianodemocratici di Angela Merkel, già sotto nei sondaggi rispetto ai Verdi, non hanno alcuna intenzione di fare un regalo alla destra di Afd per scendere ulteriormente nei sondaggi. E se Berlino non si muove, di certo non lo faranno né gli Stati del Centro-Nord e nemmeno quelli dell'Est Europa (non solo l'Ungheria di Orban).

Resta soltanto la solita solidarietà dei Paesi del Sud, con un punto interrogativo sulla Francia di Macron. Con questo quadro europeo ben chiaro a Palazzo Chigi, al di là delle dichiarazioni buone per le agenzie di stampa con gli appelli all'Europa, il premier teme fortemente l'implosione della sua maggioranza. Se Draghi sceglie la linea dura, se ne vanno Pd, LeU e una fetta di M5S. Se sceglie quella morbida, bye-bye alla Lega e a una parte di Forza Italia. Se non si fermano gli sbarchi una mediazione è impossibile. Questo lo sanno tutti nell'esecutivo.

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