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Politica
Governo di unità nazionale. Tutti dentro per l'emergenza. L'ipotesi clamorosa
(fonte Lapresse)

I segnali ci sono tutti. Via libera all'uninimità e in tempi velocissimi in Parlamento del primo Decreto Coronavirus, quello di sabato scorso che ha istituito la zona rossa in Lombardia e in Veneto. L'emergenza che sta affrontando l'Italia in questi giorni ha modificato radicalmente il quadro politico. Tanto che i Decreti economici per tamponare gli effetti del contagio saranno votati da tutte le forze politiche con il governo e il ministro Roberto Gualtieri che recepiranno le proposte di Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia. Una sorta di unità nazionale contro il Coronavirus, fortemente caldeggiata dalla presidenza della Repubblica. Tanto che in queste ore si comincia a parlare dell'ipotesi - non esclusa ad esempio dall'ex ministro Beatrice Lorenzin - di un governo di unità nazionale con dentro tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento.

L'obiettivo sarebbe quello di arrivare a decisioni rapide e condivise da tutti senza il rischio di polemiche controproducenti. Sia che si arrivi all'esecutivo di larghe intese o che ci si fermi al clima di unità nazionale tra maggioranza e opposizione la prima battaglia, oltre ai provvedimenti per la gestione dell'emergenza sanitaria, sarà il sostegno dell'economia italiana a Bruxelles. L'ipotesi è quella che il Paese nella sua coralità e in maniera compatta chieda (e pretenda) all'Unione europea, considerando anche la presenza determinante (si spera) di Paolo Gentiloni nell'esecutivo comunitario, e agli altri Stati del Vecchio Continente di poter sforare il tetto del 3% nel rapporto deficit/Pil per varare in tempi brevi un Decreto, dopo il primo tampone, con interventi di circa 20 miliardi di euro a favore di tutte le categorie da Nord a Sud.

Sostegno all'industria, al commercio, all'agricoltura, al turismo e così via. Senza dimenticare il dramma di partite Iva e autonomi che non hanno il paracadute della cassa integrazione. Solo la forza dell'Italia tutta unita e senza distinzioni può esigere dall'Europa, troppo spesso sorda, di accogliere la nostra richiesta. Da come evolverà il dibattito nei prossimi giorni capremo se ci si ferma alla collaborazione maggioranza-opposizione o se si arriverà al governo di unità nazionale. Il Quirinale intanto studia le mosse di partiti e leader politici e asseconda il dialogo.

A conferma del mutato clima politico è arrivata la decisione di Giorgia Meloni di non andare Cpac, la principale kermesse del partito repubblicano negli Stati Uniti. "Avrei dovuto essere di nuovo a Washington tra oggi e il 29 febbraio per la nuova edizione del Cpac. Ho partecipato lo scorso anno e sono stata ovviamente invitata per questa edizione ma ho deciso di non allontanarmi perché questo non mi sembra il momento di lasciare l'Italia. E' un momento in cui bisogna concentrarsi tutti quanti, per cui quest'anno non parteciperò al Cpac. Sarebbe stata la mia terza presenza a Washington nell'arco di un anno e chiaramente io sono molto contenta delle relazioni che Fdi sta costruendo sia a livello europeo", ha affermato la leader di Fratelli d'Italia. Qualcuno sussurra che Salvini per dare l'ok a un governo di unità nazionale chiederebbe che a Palazzo Chigi non ci sia Conte, ma dal Pd invitano a non parlare di nomi e a concentrarsi sulle misure. Stessa risposta che a questi rumor arriva anche dal Carroccio e dalle altre forze del Centrodestra.

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