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Politica
Governo, Renzi blinda Conte fino al 2023: in cambio le riforme del 2016

"Sono d'accordo con le cose dette ieri da Conte al 95%. Credo che la legislatura finira' nel 2023", parole inequivocabili del leader di Italia Viva Matteo Renzi nel corso della presentazione del suo libro La mossa del cavallo. Solo venti giorni fa il toto-premier si sprecava sui giornali eppure, all'indomani della conferenza stampa del presidente del Consiglio Giuseppe Conte sull'illustrazione della fase 3, Renzi dispensa parole al miele. Niente più critiche sul tempismo e sul metodo della comunicazione di Palazzo Chigi ma solo rassicurazioni e condivisione.

L'ex premier si spinge addirittura a dire che non parla di rimpasto, "abbiamo un'ottima squadra di governo, auguro al presidente del Consiglio e ai ministri di lavorare bene" e sul ministro della Giustizia nello specifico afferma: "Non chiamatelo soldato Fofò ma onorevole Bonafede". Un atteggiamento completamente diverso da quello registrato nei giorni in cui prendeva forma il decreto Rilancio e in quelli che hanno preceduto la mozione di sfiducia al guardasigilli. Al centro di questo cambio di passo le richieste che stanno a cuore a Renzi e che Conte ha accolto con promessa di valutazione non pregiudiziale (come con il Ponte sullo Stretto).

Gli obiettivi di Renzi dal 2016 sono sempre gli stessi: elezione diretta del premier e rottura del bicameralismo. Tale e quale al testo di riforma costituzionale bocciato nel dicembre di quell'anno. "Non è più tempo di bluff, torneremo a chiederci se abbia un senso che l'Italia rimanga un paese in cui ogni decisione viene sottoposta ad almeno un duplice passaggio parlamentare, in cui si danno due voti di fiducia, mentre rimane preclusa la possibilità di un nesso fra la tornata elettorale e l'espressione del capo del governo", dcie Renzi a chi lo ascolta durante la presentazione. 

"La Grande Riforma sarà di nuovo tra i primi punti in agenda" continua l'ex premier. "Credo sia giunto il momento di prendere il coraggio a due mani, di accettare la sfida e introdurre l'elezione diretta del presidente della Repubblica o del presidente del Consiglio dei ministri. Si tratta di modificare la Costituzione - lo scandisce chiaramente - per consentire ai cittadini di decidere se, come e quando affidare il destino del proprio paese, esattamente come ogni cinque anni scelgono a chi affidare il destino della propria della città con l'elezione del sindaco. Sarebbe come votare un 'sindaco d'Italia' capace di rappresentarci". Una Grande Riforma delle istituzioni. Questo è ciò che ha chiesto Renzi a Conte per proseguire amabilmente la legislatura, un colpo basso per gli 'alleati' del Movimento 5 Stelle. Praticamente una mossa del cavallo. 

 

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