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Politica
Governo, Zingaretti blinda Conte. Strada in salita, torna l'ipotesi voto

"Il Partito democratico ha una sola parola ed esprime un nome come possibile guida di un nuovo governo di cambiamento. Quello di Giuseppe Conte". E' il punto chiave della relazione di Nicola Zingaretti alla direzione nazionale del partito. Nonostante alcune voci fuori dal coro, come quella del capogruppo al Senato Andrea Marcucci e come quella del senatore Tommaso Nannicini proprio ad Affaritaliani.it, che dicono non c'è solo Conte, il leader Dem prende una posizione chiara alla vigilia della salita al Quirinale per le consultazioni e di fatto blinda la casella di Palazzo Chigi.

D'altronde aprire ad altre ipotesi, come quella di un presidente del Consiglio Dem o del Movimento 5 Stelle, sarebbe estremamente pericoloso vista in particolare la difficile tenuta dei gruppi parlamentari grillini, anche nel caso in cui il nome fosse quello di Luigi Di Maio o di Roberto Fico. Avanti con il Conte ter, dunque, anche se l'operazione 'cotruttori-responsabili' non decolla, come si è visto oggi a Palazzo Madama dove il nuovo gruppo contiano non aggiunge nessuno a chi ha già votato la fiducia, e quindi è indispensabile riaprire al dialogo con Italia Viva.

Zingaretti dosa bene le parole e la cautela è massima. "Nessun veto sui renziani, ma legittimi dubbi", afferma in direzione. La crisi aperta da Renzi in piena pandemia è ancora una ferita che brucia e non è facilissimo tornare a fidarsi e rinsaldare l'alleanza. Anche se le ultime dichiarazioni sul Mes di Italia Viva, propense al compromesso e che non suonano più come un aut-aut, sembrano facilitare il confronto (almeno sui contenuti).

Zingaretti chiude poi definitivamente all'ipotesi di un esecutivo tutti dentro di salvezza nazionale: con la Lega di Matteo Salvini e Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni la strada del dialogo è preclusa. Altro discorso per Forza Italia. Quel continuo richiamo alla vocazione europeista del nuovo governo assomiglia moltissimo alla cosiddetta maggioranza Ursula, ovvero formata dai partiti che hanno votato a Strasburgo la presidente della Commissione europea.

Il Governatore del Lazio, quindi, tende la mano a Silvio Berlusconi e ai 'piccoli' dell'opposizione, dall'Udc a Cambiamo! di Giovanni Toti fino a Noi con l'Italia di Maurizio Lupi, ben sapendo che nel Centrodestra per il voto ci sono solo la Meloni al 100% e Salvini all'80, visto che proprio oggi il leader leghista ha aperto ad altre soluzioni.

A dare manforte alla strategia del Conte ter di Zingaretti sono arrivate nel tardo pomeriggio le parole del titolare della Farnesina. "Tirano in ballo il mio nome col chiaro intento di mettermi contro il presidente Conte. Sanno benissimo che sto lavorando al fianco con lui, con la massima lealtà, per trovare una soluzione a questa inspiegabile crisi", ha detto Di Maio nel corso di una riunione commentando le parole dell'esponente Iv Teresa Bellanova. Nella stessa riunione Di Maio ha confermato l'intenzione del M5S di salire al Colle in occasione delle consultazioni facendo come "unico nome quello di Giuseppe Conte".

L'ex ministro delle Politiche Agricole aveva utilizzato parole sibilline che confermano come Conte non sia certo la prima scelta dei renziani. "Di Maio premier? Noi partiamo dal programma, soprattutto non poniamo né subiamo veti", ha affermato la Bellanova, precisando che Italia viva "non pone veti nemmeno su Conte, ma non c'è solo lui. Quello che ci interessa è come si affronta la crisi, non discutiamo gli uomini ma il programma". L'ex ministra aggiunge: "Andremo al Colle senza fare nomi ma per discutere di temi". E se alla fine non si raggiungesse l'intesa sul Conte ter? "Si va al voto subito", taglia corto un senatore Dem di lungo corso. Infatti Zingaretti ha spiegato che lavora per evitare le elezioni, ma che il Pd non teme affatto le urne.

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