
Il Carroccio veneto è ancora in subbuglio. La composizione delle liste non è proprio andata giù a una parte della Liga Veneta, quella più legata a Umberto Bossi e che si è sentita esclusa dal nuovo corso maroniano. C'è chi come Santino Bozza, consigliere regionale del veneto e fedelissimo del Senatùr, che addirittura voterà il Partito democratico il 24 febbraio. Non così Gianpaolo Gobbo, sindaco i Treviso e segretario regionale della Liga veneta prima dell'elezione di Flavio Tosi nel giugno del 2012, che giura fedeltà al partito.
Intervistato da Affaritaliani.it Gobbo, solitamente mite e misurato, questa volta non le manda a dire e punta il dito contro il sindaco di Verona, da tutti considerato l’artefice della composizione delle liste in Veneto: "Non è una questione di bossiani o maroniani - esordisce il primo cittadino - il problema è che questa volta, al di là delle persone scelte, le liste sono state fatte con criteri diversi rispetto al passato. I segretari provinciali della Regione non sono stati interpellati".
Gobbo si rammarica soprattutto per l'esclusione di Gianpaolo Dozzo: "A lui era stata promessa la candidatura per la sua esperienza, anche perché era il nostro capogruppo e ha traghettato il movimento in un momento particolarmente difficile. Poi invece non è stato candidato perché aveva già alle spalle troppi mandati. Regola però che non è valsa per candidati di Lombardia e Piemonte. Dozzo doveva essere la nostra guida e così non è stato”. Infine assolve Luca Zaia: "Lui fa il governatore. Doveva essere Tosi a interpellarlo visto che come lui conosce bene il territorio. Comunque - conclude il sindaco - lavoriamo per le elezioni. La partita in Lombardia è fondamentale".
Daniele Riosa