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Politica
Il boom economico di Draghi: una pietra tombale sulle politiche di austerità

Nonostante il coprifuoco e il (parziale) lockdown che ancora non vengono tolti, è probabile che Draghi riesca a orchestrare un piccolo boom economico nel nostro Paese, qualcosa come un +4% del PIL, con la conseguenza che tra un anno, chi ha “salvato l’euro” - pur riconoscendo ora le ragioni degli eurocritici - appaia come il “salvatore” dell’economia italiana.

Le stime che si vedono ora in giro tra gli analisti internazionali più importanti indicano l’Italia come il paese che può recuperare più PIL rispetto al resto di tutta l’Europa, questo per tre motivi:

i) il Recovery Fund rappresenta circa 40 miliardi di spesa addizionale all’anno (192 miliardi diviso cinque anni),

ii) Draghi si può permettere un deficit pubblico di quasi il 12% del PIL e questo è il maggiore deficit (in tutta l’Europa) e cioè stimolo fiscale dei paesi OCSE dopo gli USA,

iii) le garanzie pubbliche offerte alle Banche italiane sono tra le più alte al mondo (sempre in proporzione del PIL o del totale dei loro bilanci) e hanno fatto sì che per la prima volta dal 2006-7 il credito sia aumentato in modo rilevante (circa 60 miliardi quasi tutti a imprese).

I numeri di queste tre misure sono così importanti che non vale la pena ora discutere i dettagli esatti, ad esempio di come ripagare tra 30 anni il Recovery Fund o criticare l’allocazione (ad esempio tre volte più soldi per le costose energie verdi di quelli per la sanità). Ovviamente anche come vengono usati i soldi è importante, ma la prima cosa è rendersi conto che l’impatto totale è nell’ordine di almeno 150 miliardi di euro in più all’anno di finanziamento per una economia come quella italiana che è ora sui 1,600 miliardi di euro l’anno come PIL.

Per essere più precisi, il deficit pubblico ovviamente non è tutto stimolo all’economia perché si pagano sempre interessi che vanno quasi tutti alle banche, banche centrali (BCE e Bankitalia) e investitori esteri. Ma prima il deficit era del 2,2% del PIL e gli interessi erano il 3,5% del PIL per cui l’impatto netto era negativo (“avanzo primario” come lo chiamano). Adesso con un 12% di PIL e i tassi che sono sempre più bassi si ha il 3% circa di costo di interessi e quindi un effetto espansivo del 9% del PIL solo grazie al deficit.

Questa è la prima volta che succede qualcosa del genere dal 1992 circa ed è un impatto espansivo maggiore di quello di tutti gli altri paesi europei. La combinazione di un enorme deficit pubblico con un aumento del credito garantito dallo Stato e i soldi per investimenti pubblici del Recovery Fund avrà un forte impatto sull’economia italiana, anche se si può criticare l’uso di parecchi di questi soldi. Ma su questo si potrà discutere. Se si aumenta il finanziamento complessivo all’economia, famiglie e imprese tramite una combinazione di credito, sussidi, investimenti di ogni genere e qualche riduzione di tasse per circa 150 miliardi, il PIL può aumentare anche di 80 o 100 miliardi.

È la prima manovra complessivamente molto espansiva in almeno trenta anni. Noi abbiamo criticato l’assurda politica di lockdown e coprifuoco dall’inizio, portando a sostegno i dati di mortalità che sono normali da gennaio, ma non siamo critici di Draghi, per partito preso. Avevamo già scritto a marzo dell’anno scorso, dopo aver letto il suo programma apparso sul Financial Times, che l’unica soluzione per l’Italia era Draghi e quello che si vede ora in termini di aumento del deficit pubblico, garanzie del credito mantenute e uso del Recovery Fund ci conferma nell’idea che avrà successo per l’economia. Sta facendo quello che dichiarò nel marzo del 2020 al Financial Times e sono cose del tutto diverse da quello che predicava come governatore di Bankitalia. Cambiare idea è possibile.

Draghi non capisce evidentemente un tubo di sanità e si fida di un Ministro che andrebbe processato per quello che ha fatto e sta facendo, ma sull’economia ha posto una pietra tombale sulle politiche dell’austerità che tanto hanno danneggiato il nostro paese. Non dobbiamo più “morire per Maastricht”.    

 

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