di Antonino D'Anna
Racconta Leonardo Sciascia nel suo "Morte dell'inquisitore" del 1964 che un suo compaesano, l'eretico Fra Diego La Matina da Racalmuto (AG), ebbe modo di uccidere durante un colloquio privato il suo inquisitore, Juan Lopez de Cisneros. Lo ammazzò a colpi di manette nel 1658. L'episodio è tornato alla mente ieri sera sottoforma di parodia (niente di cruento, per carità) durante "Servizio Pubblico" di Michele Santoro. La scenografia approntata per l'occasione, in effetti, ricordava una specie di tribunale (o un'aula d'esame): un tavolo dal quale Travaglio, seduto, ha letto i suoi pezzi; sul lato sinistro dello schermo due poltrone per le santorine Luisella Costamagna e Giulia Innocenzi e, nell'angolo a destra, Berlusconi. Travaglio si era limitato, in quella grande messa cantata che sono i programmi di Santoro, a svolgere la consueta liturgia della (sua) parola: ha letto i suoi interventi prima sulle Olgettine, poi su una serie di personaggi da Vittorio Mangano a Ruby, Cesare Previti e Marcello Dell'Utri passando per "Batman" Fiorito. Berlusconi ha reagito difendendo Dell'Utri, definendolo come "perbenissimo, cattolico ed un grande bibliofilo", dopodiché ha stravolto la liturgia diventando l'officiante eretico del momento. Ha letto una missiva a Travaglio scritta dai suoi collaboratori incaricati di fornirgli l'elenco i procedimenti civili nel corso dei quali il giornalista ha dovuto rifondere i danni per diffamazione. Travaglio se l'è cavata con una battuta: "Se io fossi un delinquente abituale lei mi avrebbe fatto presidente del Senato" e precisando che non si tratta di procedimenti penali. L'argomento diffamazione, naturalmente, ha tirato in ballo il caso di Alessandro Sallusti, ex direttore del Giornale finito ai domiciliari per un articolo uscito sul quotidiano di proprietà di Paolo Berlusconi (pezzo scritto da Renato Farina, come l'autore ha poi rivelato), e sono scoppiati i fuochi d'artificio. Il Cav ha accusato Travaglio di essere un diffamatore di professione e di aver causato la rottura tra lui e Indro Montanelli nel lontano 1994. Poi è andato a sedersi di nuovo al suo posto di "imputato" facendo alzare il giornalista e spazzolando platealmente (tra i buu del pubblico) il suo seggiolino, prima di appoggiarvi i suoi (si capisce) cavallereschi lombi.
Chi ha ragione? Scegliete voi. Certo è che Berlusconi ha saputo sfruttare i punti deboli dei suoi avversari. Intendiamoci: da qui a vincere le elezioni ce ne corre, e tanto. Forse però, oltre al lungo tramonto del ciclo politico berlusconiano, ieri sera abbiamo assistito all'appannamento di Santoro e del travaglismo. Una formula che ha ed ha avuto innumerevoli meriti: Travaglio è e resta un fuoriclasse, checché ne possa dire il Cavaliere. Ma il Cav sapeva di dover vincere a tutti i costi: se se ne fosse andato avrebbe perso mediaticamente e politicamente; e l'unica difesa che avrebbe potuto attuare sarebbe stata l'attacco. Lo ha fatto, portando i suoi avversari sul suo campo di battaglia che conosce al meglio: la comunicazione.
Per la cronaca: Fra Diego La Matina fu accusato di blasfemia, ingiuria, disprezzo delle sacre immagini e dei sacramenti, eresia. Quando accoppò monsignor de Cisneros era recluso da 13 anni, sebbene la sentenza dell'Inquisizione gli avesse imposto la reclusione a vita in convento. Fu quindi condannato al rogo.
PS: ho impartito ripetizioni, per qualche tempo, a studenti di quelle che Berlusconi ha additato come "scuole serali". Lavoratori spesso oltre gli "anta", e con nipoti in qualche caso. Posso solo esprimere nei loro confronti la mia più totale ammirazione.