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Politica
Il M5S è nelle mani di Di Maio. Pressing perché torni capo politico

"Includere e aggregare saranno le vie da percorrere, rispettando e difendendo sempre i nostri valori. Oggi abbiamo scelto di incidere. Oggi abbiamo scelto di provarci. Si riparte ascoltando i territori. Viva il Movimento 5 Stelle". Con queste parole scritte su Facebook Luigi Di Maio ha commentato l'esito della votazione sulla piattaforma Rousseau che, con due sì, ha sancito la fine del vincolo del doppio mandato (per ora solo per i consiglieri comunali, ma presto anche per i parlamentari) e ha dato il via libera all'alleanza con il Partito Democratico alle elezioni comunali.

M5S DI MAIO CRIMI
 

Si tratta di una vittoria senza se e senza ma del ministro degli Esteri che, di fatto, si riprende in mano il Movimento 5 Stelle. Il titolare della Farnesina è stato l'unico tra gli esponenti pentastellati che ha avuto il coraggio di metterci la faccia con un lungo post pubblicato nella serata di giovedì a sostegno del doppio sì, spingendo così gli attivisti ad approvare la svolta grillina. E se sulla deroga al vincolo dei due mandati c'erano pochi dubbi, sulle alleanze con i partiti tradizionali la partita era difficile (infatti il sì ha vinto con il 59,9% e non con un plebiscito come quello sul terzo mandato, 80,1), tanto che nelle chat tra i deputati e i senatori pentastellati, nel pomeriggio di giovedì, prevaleva la convinzione che alla fine gli iscritti avrebbero votato in maggioranza no ad accordi elettorali con i Dem.

beppe grillo 02
 

Oggi Di Maio ha rinsaldato il legame politico con Beppe Grillo, che, nonostante i suoi video mai espliciti e sempre di difficile interpretazione, era un fautore della doppia svolta. Positivo anche il ruolo di Vito Crimi, reggente in attesa degli stati generali, anche se il vero rappresentante dei 5 Stelle agli occhi di Nicola Zingaretti e degli altri alleati di governo è tornato ad essere Di Maio. Un risultato, quello della votazione su Rousseau, che rafforza l'esecutivo e ne garantisce una maggiore stabilità.

A questo punto cresce tra i deputati e i senatori pentastellati il pressing affinché il ministro degli Esteri si ripresenti come capo politico ai prossimi stati generali di ottobre e torni a furor di popolo anche ufficialmente alla guida del M5S. Lui nicchia e prende tempo, non smentisce e non conferma e per il momento continua a ripetere di volersi concentrare sui tanti dossier aperti alla Farnesina.

rocco casilino con fidanzato
Rocco Casalino paparazzato da Chi
con l'attore Gabriele Rossi e senza
il fidanzato cubano Josè Carlos Alvarez

Tra gli sconfitti della nuova era 5 Stelle c'è Davide Casaleggio che, a differenza di Grillo, era ed è meno propenso a un'alleanza organica con il Pd verso un nuovo Centrosinistra. L'ok al terzo mandato, che salva tutta l'attuale classe dirigente (Di Maio in testa), taglia le gambe ad Alessandro Di Battista che, secondo le indiscrezioni, contava proprio sull'impossibilità di ricandidarsi in Parlamento per la terza volta per prendersi il Movimento alle prossime elezioni politiche. Anche il viceministro allo Sviluppo economico Stefano Buffagni, che si era espresso nei giorni scorsi contro la deroga al vincolo del doppio mandato, non è certo tra i vincitori. Le malelingue, poi, annoverano tra i perdenti del cambiamento grillino anche il portavoce del premier Roccco Casalino, il quale - dicono in Parlamento - avrebbe auspicato una fuoriuscita dei big M5S per poter giocare un ruolo politico di primo piano o, in alternativa, per spingere Giuseppe Conte ai vertici del Movimento, restandogli come sempre al suo fianco.

conte ape
 

Ma il ritorno in grande stile di Di Maio si spiega anche con il feeling ritrovato proprio con il presidente del Consiglio, con il quale a fine luglio ha avuto un lungo e proficuo scambio di vedute in una calda serata romana a Palazzo Chigi. Il premier, raccontano, è soddisfatto che il titolare della Farnesina abbia nuovamente ripreso il centro della scena per due motivi: primo perché è l'unico in grado di tenere insieme i riottosi gruppi parlamentari pentastellati e secondo perché con Di Maio in sella la coesione nel governo cresce e soprattutto a guadagnarci è il rapporto con il Pd, ma anche con Italia Viva, in quanto c'è finalmente un interlocutore chiaro, autorevole e riconosciuto da tutti. Non solo, alla fine sul tema dei migranti sia il premier sia la ministra dell'Interno Luciana Lamorgese che gli altri ministri hanno sposato proprio la linea della fermezza portata avanti per primo proprio dal titolare della Farnesina. Insomma, per utilizzare il linguaggio internazionale tanto in uso alla Farnesina, 'Di Maio is back'.

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