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Politica
Il Pd candida Crisanti, l'unico uomo che può inguaiare il partito

Il Pd candida Crisanti, l'uomo che può distruggere il partito con la perizia alla Procura di Bergamo per la gestione del Covid

È una delle poche virostar che ce l’ha fatta dopo Pietro Luigi Lopalco virologo assessore in Puglia. Andrea Crisanti sarà candidato del Pd nella circoscrizione Europa per le prossime politiche del 25 settembre. La notizia era abbastanza attesa ma la conferma ha prodotto diverse reazioni. Matteo Salvini ha twittato un velenoso: “Il tele-virologo Crisanti candidato col Pd. Credo che ora si capiscano tante cose”.

Al che, il televirologo ha replicato acido: “Mi rivolgo agli elettori di Salvini: gli errori che ha fatto, le valutazioni, in politica estera, in sanità, in economia, sono la garanzia degli errori che potrà fare se avrà la possibilità di governare”. E poi ha sbragato, calando la maschera della ideologia: “Bisogna combattere centimetro per centimetro questa destra: il Pd deve guardare alla società e dare risposte ai deboli e questo sarà il mio contributo. Bisogna spiegare che le tasse hanno un valore sociale, ad esempio”.

Abbiamo quindi un professore partigiano che, lasciato il camice bianco ha indossato già l’elmetto, pronto alla pugna manco fosse Zelensky. Crisanti però ha un problema grosso come una montagna e cioè ha depositato una perizia presso la Procura di Bergamo sulla mala gestione iniziale dell’emergenza sanitaria da Covid – 19. Questa perizia potrebbe inguaiare proprio esponenti di primo piano del Pd sia nazionale che locale e quindi il prof avrebbe una bella gatta da pelare, visto che si è candidato proprio con il Partito democratico.

Lui tuttavia minimizza e getta acqua sul fuoco dicendo che si tratta solo di una perizia tecnica (90 pagine 10.000 allegati), ma la grana pare proprio grossa. Ad una domanda su Matteo Bassetti ministro della Sanità ha risposto acido: "Penso che Bassetti sia una brava persona, e sicuramente agisca in buona fede, quindi non commento le sue scelte. Penso però che, se uno ambisce a fare il ministro con un ruolo tecnico, debba mettersi in gioco e cercare i voti. La sua scelta di non candidarsi è un atteggiamento diverso dal mio".

In una intervista al Corriere della Sera, il virologo che i suoi nemici -come il suo maestro Giorgio Palù- chiamano zanzarologo, ha utilizzato espressioni da Marchese del Grillo come “E poi non sarei chi sono oggi senza il contributo che mio zio, partito per l’America, diede alla mia famiglia, permettendomi di studiare». In seguito si è auto – lodato per il fatto che è lui è riconosciuto a livello mondiale e troverebbe posto in qualsiasi università estera. A parte che anche in Italia è quasi un illustre sconosciuto, resta il fatto che non è conveniente iniziare la propria campagna elettorale sparando su tutto e tutti ad alzo zero e per di più con questa puzza sotto il naso. 

Poiché era stato critico appunto anche con la gestione della pandemia da parte del ministro Roberto Speranza, ora suo alleato, ha dovuto ricorrere all’antica arte italica della arrampicata sugli specchi, ma con risultati disastrosi ed ha già sbattuto le terga al suolo. Ha detto che sì aveva criticato l’operato del ministero ma che Speranza non c’entra ma che si è trovato circondato da dirigenti politicizzati e bla bla bla. Speranza, che è comunista ma non fesso, lo ha guardato ironicamente arricciando il labbro e facendo intendere che lo avrebbe atteso al varco. Insomma, il virologo padovano di adozione e romano di nascita, sembra proprio che abbia appreso velocemente l’arte dell’intortamento politico, ma purtroppo per lui non è stato affatto convincente. Famosa la polemica con il governatore del Veneto Luca Zaia, grazie al quale era diventato noto per i suoi studi sugli abitanti di Vò. Avendo litigato bipartisan ora dovrà fronteggiare continuamente spettri che risaleranno dai meanti oscuri della Rete per distruggerlo.

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