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Politica
La minoranza Pd: “Zingaretti resti, ma il tema del congresso rimane”

Nel Pd scosso dalle dimissioni a sorpresa e, a quanto pare, irrevocabili del segretario Nicola Zingaretti, ora si guarda all’appuntamento dell’assemblea nazionale del 13 e 14 marzo. Ma, nel frattempo, non sono pochi i dem che in queste ore chiedono al numero uno del Nazareno di ripensarci. Una richiesta che si leva anche da Base riformista, la corrente che fa capo a Lorenzo Guerini e Luca Lotti e che è tra le più rappresentate in Parlamento, per bocca del suo portavoce Andrea Romano. Il deputato Pd, intervistato da Affaritaliani.it, infatti, ha chiarito: “Noi non abbiamo mai chiesto dimissioni o primarie, ma una discussione di rango congressuale”. Per poi aggiungere: “Pensavo e penso tuttora che tale discussione possa essere promossa e guidata da Zingaretti”.

Dica la verità, non si aspettava questa decisione del segretario?
Non se l’aspettava nessuno nel Pd. Le dimissioni sono state naturalmente un fulmine a ciel sereno. Detto ciò, dobbiamo esprimere la massima solidarietà a Nicola Zingaretti per questo suo tormento, anche personale. E che va rispettato, lo dico con amicizia.

Sentite il peso della responsabilità per aver tirato troppo la corda con la richiesta del congresso?
Guardi che a sollecitare una discussione siamo stati in tanti. Non solo Base riformista, ma anche persone vicine al segretario. Penso a Zanda, Misiani, Cuperlo.

Respinte al mittente le accuse di slealtà, dunque?
La richiesta di discussione è indispensabile. E non perché lo diciamo noi, ma perché lo impone la realtà italiana che è cambiata. E un grande partito come il Pd, di fronte a un quadro così mutato, deve aggiornare la propria proposta e visione dell’Italia. Non c’è niente di sleale in questo. Tanto più che noi non abbiamo mai chiesto dimissioni, primarie, ma solo un confronto di rango congressuale.

Quando parla di quadro mutato si riferisce, naturalmente, al nuovo governo.
Sì. Di fronte all’agenda Draghi che, a mio parere, è perfettamente combaciante con quella del nostro partito, il Pd può permettersi di pensare che in fondo non cambia niente? Questa è la domanda.

E la risposta?
La risposta è: ovviamente no. Ecco perché era necessario prima e lo è a maggior ragione oggi una discussione sulle nostre proposte. E’ un segno di lealtà verso il Pd, che è la nostra casa politica, chiedere che si elabori una proposta forte.  

In tanti dentro il Pd ora chiedono a Zingaretti di ripensarci. Non suona ipocrita?
Nessuna ipocrisia. Lo abbiamo chiesto anche noi. Le dirò di più.

Prego.
Pensavo e penso che questa discussione di cui il partito ha bisogno possa essere promossa e guidata proprio da Zingaretti. Che ha già dimostrato, in passaggi difficili della vita del nostro partito – penso per esempio al 2019, dopo la scissione di Matteo Renzi –, la capacità di tenere unito il Pd. Noi dobbiamo metterlo in sicurezza e renderlo capace di aggiornare la sua agenza, ma in questo non c‘è nessun attacco personale o politico a Zingaretti. Perciò siamo sopresi. Ma anche convinti che le sue dimissioni possano essere ritirate. Attenzione, però.

A cosa?
Le dimissioni sono un fatto enorme. Dopodiché, il tema della discussione rimane tutto intero e continuerà in occasione dell’assemblea nazionale.

Crede che l’ipotesi di un ripensamento sia ancora sul tavolo? Dalle parole di Zingaretti non sembrerebbe.
E’ difficile fare previsioni. Vedremo cosa accede il 13 e 14 marzo. Dipende molto da Nicola. E ovviamente poi decideremo tutti insieme in assemblea nazionale. Una cosa però vorrei sottolinearla proprio in merito a quanto ha detto oggi il segretario dimissionario.

Quale?
Non ho condiviso la sua lettura quando ha detto che il problema del Pd era lui. Sono d’accordo invece sul fatto che, a maggior ragione adesso, ci sarà una discussione molto franca e libera.

Proprio il Pd, che ha dato vita al governo Conte due con l’obiettivo dichiarato di fermare le destre, ora non rischia di spianare praterie a Salvini nel governo Draghi?
Salvini si deve preoccupare del suo partito in caduta libera nei sondaggi e di non essere leader di una forza politica di lotta e di governo.  Sono molto preoccupato dal suo attivismo, per esempio, sulla questione vaccini. Il segretario della Lega desse una mano al governo invece di sembrare un procacciatore di affari per conto terzi.

Però, con il Pd in subbuglio e senza una guida, la Lega al momento fa la parte del partito responsabile nell’esecutivo.
E’ chiaro che la situazione che si è creata è spiacevole, ma durerà poco. Il Pd ritroverà il suo equilibrio e la sua leadership rapidamente. Certo, sarebbe stato meglio evitare tale scossone, ma il Partito democratico ha la vocazione a discutere alla luce del sole. E questo è un pregio.

Il Pd pare avere anche un’altra vocazione. Quella di un partito che silura, anzi divora, i suoi segretari come il conte Ugolino faceva con i suoi figli…
Non parlerei di siluramento. Non ho mai creduto alla teoria del fuoco amico nemmeno quando a sostenerla era Matteo Renzi per nascondere difficoltà politiche. Il fuoco amico non esiste. Esiste la discussione che è ancora più ovvia in un partito democratico di nome e di fatto. Quindi, nessuna volontà di silurare qualcuno da parte mia o nostra. Non possiamo però neanche immaginare che sia solo il segretario a risolvere la questione di cosa sia il Pd e cosa proponga all’Italia.

E cosa prospetta?
Per il futuro non penso che dobbiamo attendere un salvatore della patria. Serve uno sforzo corale.

Degli errori, però, Zingaretti li avrà commessi. Forse l’obiettivo dell’alleanza strutturale Pd-M5s è tra questi?
L’aver sacralizzato eccessivamente l’alleanza con il Movimento non è un errore tanto di Zingaretti quanto dei suoi collaboratori. Mi spiego meglio: io penso che questa alleanza debba esserci, ma non spinta al punto di ridurre la nostra identità a partito alleato dei Cinque stelle. Dobbiamo articolare prima e meglio le nostre proposte per ragionare poi di intese. E, invece, siamo sembrati purtroppo quel partito che si definiva soltanto nel suo essere alleato del M5s.

Altre critiche alla gestione della segreteria da parte di Zingaretti?
Non è il momento di fare processi, casomai è il momento della solidarietà. E anche dell’invito, che gli rivolgo personalmente, a riprendere il suo lavoro.

 


 

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