
Uno si occupa di politica, l'altro di amministrazione della cosa pubblica. E' sempre andata così tra Flavio Tosi e Luca Zaia. Il governatore ha detto in pubblico che lui si occupa del Veneto e che della politica dei palazzi non ne vuole sapere. Succede così che il sindaco di Verona ci abbia pensato lui ad intessere relazioni politiche e a 'vivere' il partito. Lo si è visto bene nelle liste elettorali: mentre Zaia si occupava della regione, Tosi ha stilato le liste. Almeno questo è quello che si sussurra nei corridoi della Regione. Immancabili i malumori nella base e nel partito: può un presidente di Regione disinteressarsi così di una questione importante come le liste?
Manuela Dal Lago, veneta, esclusa eccellente, allarga le braccia: "Ognuno ha il suo carattere e questo è quello di Zaia, rispettoso dei ruoli. Si tratta solo di capire fino a che punto vorrà o potrà mantenere questo ruolo terzista". Come la Dal Lago la pensa anche Gian Paolo Gobbo: "La sua filosofia è quella per cui se uno fa l'amministratore non fa il politico e viceversa. La rispetto, per carità, ma non è la mia. Io ho sempre detto, e lo ripeto, che senza partito, senza politica, non può esserci amministrazione".
Il punto fondamentale è che la scelta dei candidati significa la scelta delle persone che andranno a Roma. Avere dei propri uomini in Parlamento non è cosa d poco, specialmente per quanto riguarda gli equilibri all'interno del partito. Ai fedelissimi di Zaia non piace il fatto di non essere 'spinti' nelle liste e in futuro il governatore potrebbe dover pagare il conto, ad esempio quando si parlerà della corsa per la Regione.