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Politica
Lite Pd-renziani sul 'Germanicum'. I giochi dietro la legge elettorale

L'appuntamento è fissato per il 27 luglio alle ore 10 in aula alla Camera quando approderà la riforma della legge elettorale, come ha stabilito la conferenza dei capigruppo di Montecitorio. Immediatamente il Partito Democratico ha messo le mani avanti con Graziano Delrio: "C'è un accordo di maggioranza, lavoriamo perché sia rispettata l'intesa". L'accordo prevede che il taglio dei parlamentari "sarebbe stato accompagnato dalla modifica della legge elettorale per evitare squilibri istituzionali", ha sottolineato il capogruppo Dem ricordando che il Pd lavora perché l'intesa sia rispettata anche sulla base di un sistema proporzionale con soglia di sbarramento al 5% che "avrebbe un effetto simil maggioritario".

Ma se il Movimento 5 Stelle conferma l'ok alla riforma alla tedesca, così come Liberi e Uguali, torna alta la tensione con Italia Viva. I renziani, per bocca di Marco Di Maio, capogruppo in Commissione Affari Costituzionali, fanno sentire la loro voce: "Siamo pronti a parlare di legge elettorale, e per noi di Italia Viva il modello da cui ripartire è quello per l'elezione dei sindaci, come spieghiamo da tempo e come ha scritto Matteo Renzi nel suo libro. Ma fissarla adesso come priorità nel calendario parlamentare è piuttosto inspiegabile agli occhi di qualsiasi cittadino. Dopo l'emergenza Covid l'attenzione deve essere puntata al sostegno alle famiglie e alle imprese, al lavoro, alla ripartenza della scuola".

Due i messaggi che arrivano dal partito dell'ex premier ed ex segretario del Partito Democratico: non è il momento di parlare di legge elettorale e non va più bene l'intesa raggiunta tempo fa sul proporzionale con sbarramento al 5%.

Dunque, che cosa accadrà a questo punto? Al Nazareno assicurano che a Montecitorio verrà approvata prima delle elezioni regionali del 20-21 settembre l'intesa che porta il nome del presidente della commissione Affari costituzionali della Camera Giuseppe Brescia. Numeri alla mano, infatti, a Montecitorio anche un'eventuale astensione o voto contrario di Italia Viva sarebbe ininfluente.

E dopo? Secondo fonti Dem vicine al segretario Nicola Zingaretti i renziani punterebbero - come spesso accade - a far valere il loro peso dove sono numericamente decisivi, ovvero in Senato. Nel merito della riforma, la soglia di sbarramento al 5% non spaventa più di tanto Italia Viva in quanto già si parla del modello Puglia anche per le prossime Politiche, ovvero una mini-coalizione tra Renzi, Azione di Carlo Calenda e +Europa (ovvero quella che sosterrà Ivan Scalfarotto) che dovrebbe teoricamente superare senza grossi problemi lo sbarramento del 5%.

Ma la posizione di Italia Viva - spiegano sempre dal Pd - è più tattica che strategica. Siccome a Palazzo Madama i voti renziani sono indispensabili, la riforma della legge elettorale, quando verrà il momento, potrà essere un'ottima base per trattare su altro. In sostanza, l'ok, magari con qualche piccolo ritocco, al Germanicum ideato da Brescia arriverebbe solo dopo garanzie su altre partite e altri temi che stanno a cuore a Italia Viva.

Tattica, dunque, ma anche abilità che certo non manca all'ex premier toscano. Il suo capogruppo in Senato Davide Faraone, commentando l'accelerazione sulla legge elettorale imposta in particolare dal Pd, ha ironizzato affermando che "la gente ci viene a prendere con i forconi". Probabilmente, visti anche i disastrosi dati sull'occupazione di oggi arrivati dall'Istat, questa volta Renzi dà voce alla pancia del Paese piegato dall'emergenza Covid-19 che con la legge elettorale certo non mangia.

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    legge elettorale





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