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Politica
M5S, i pro-Draghi sono solo 10. Strada in salita per SuperMario

 

Nessuno spaccatura nel Movimento 5 Stelle. Semmai una mini fronda pro-Draghi (tra i quali Giorgio Trizzino, noto per essere l'unico grillino a favore del Mes) che al massimo, tra Camera e Senato, arriva a dieci parlamentari. L'assemblea congiunta dei gruppi di Montecitorio e di Palazzo Madama ha dimostrato che la linea ufficiale, che è anche quella del fondatore Beppe Grillo, è quella della stragrande maggioranza di deputati e senatori. Il reggente e capo politico Vito Crimi ha usato parole chiare.

"Un governo tecnico avrebbe mai potuto fare il reddito di cittadinanza? Avrebbe potuto fare misure costose ma innovative e di rilancio come il superbonus al 100% e le comunità energetiche? Queste sono operazioni che può fare un governo politico, non un governo che ha la necessità di far quadrare i conti. Un tecnico non fa il bene del Paese, abbiamo già dato". Punto. Parole chiarissime. Anche se poi Crimi non esclude di consultare la base: "Quella del voto su Rousseau e una ipotesi da non trascurare. Ovviamente dico ipotesi perché dobbiamo aspettare che prima ci sia un contenuto reale da sottoporre, votare su una persona soltanto mi sembra riduttivo".

Ma, ed è il punto principale, a schierarsi contro l'ipotesi dell'esecutivo guidato da SuperMario, oltre ad Alessandro Di Battista, ci sono anche i ministri degli Esteri uscenti Luigi Di Maio, quello dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli e quello della Giustizia Alfonso Bonafede, oltre a Riccardo Fraccaro e a tutti i principali esponenti del Movimento. Per poter far nascere il governo Draghi - spiegano fonti pentastellati - servirebbero cinquanta deputati grillini, dando per certo il sì anche di Forza Italia (non scontato) oltre a quello di Pd, Italia Viva e cespugli centristi vari.

E' del tutto evidente che questa posizione dei 5 Stelle, quasi unanime, rende difficile il successo dell'ex presidente della Bce. Il M5S continua a lavorare per un governo politico e non tecnico e che comunque non potrà essere guidato dallo stesso Draghi. Da segnalare un fortissimo, quasi "disperato", pressing del Pd, Dario Franceschini in testa, sui pentastellati per cercare di ottenere l'appoggio all'esecutivo del Presidente.

Il tutto perché i Dem sono terrorizzati, in chiave elettorale, dall'idea di governare con la destra di Salvini e con Berlusconi con il M5S all'opposizione. Un suicidio politico che porterebbe, spiegano fonti Pd, in pochi mesi al raddoppio nei sondaggi dei 5 Stelle sul partito di Nicola Zingaretti. Infine, sono in molti nel Palazzo a dire che un governo di "alto profilo", come lo ha chiamata il Presidente Mattarella, difficilmente può nascere senza il sostegno unitario della prima forza politica in Parlamento.

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