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M5s, l'asse Conte-Di Maio pro Draghi. Telefonata di 2 ore tra ex Bce e Grillo

M5s, l'asse Conte-Di Maio pro Draghi. Telefonata di 2 ore tra ex Bce e Grillo

Telefonata Draghi-Grillo. Due ore in cui l’ex presidente della Bce ha ripetuto quanto aveva già detto a Roberto Fico e di fatto a Giuseppe Conte: “Senza i Cinque Stelle il governo non si può fare”. Impossibile, senza il primo gruppo per eletti in Parlamento. Così eccola la seconda mossa in poche ore di Draghi, nel mercoledì dove ha messo le basi per provarci. Prima l’incontro con Conte di oltre un’ora, a Palazzo Chigi. Poi la telefonata a Grillo. Il M5s in 48 ore è passato da "non diremo mai sì a Draghi" al "non si può dire no al Colle". La svolta è avvenuta tramite la nuova reale dirigenza del partito: Grillo, Conte, Di Maio. I tre si sono sentiti e hanno deciso di invertire la rotta, dando così definitivamente addio all'era Vito Crimi, scavalcato totalmente e ormai ai margini, dopo essere uscito con il de profundis di Draghi. In questo quadro, - si legge sul Corriere della Sera - Luigi Di Maio non poteva che muoversi con cautela, evitando strappi, indorando la pillola con i «no al governo tecnico ma», con l’apprezzamento di quel Draghi che gli aveva fatto «buona impressione». Un’operazione di persuasione quasi occulta che sta dando i suoi frutti e che ha avuto bisogno della spinta finale di altre figure chiave del Movimento, Beppe Grillo e Giuseppe Conte.

Il garante dei grillini - prosegue il Corriere - ha condiviso con Di Maio prima e con Conte poi la necessità di non perdere quest’occasione. «Non possiamo dire di no al Quirinale », gli ha detto Di Maio. E Grillo ha convenuto: «Sono convinto anche io». A quel punto è partita l’opera di «pontiere», dove ogni pezzo è stato posato con cautela, per evitare un cedimento strutturale «dovete mantenere sangue freddo e lucidità», ha spiegato Di Maio ai suoi, in preda alla rabbia. Con Conte, assicura, i rapporti «sono ottimi», e Di Maio lo ha chiamato personalmente per congratularsi delle dichiarazioni del «predellino». Certo, la sua ombra incombe, Conte con il suo «Ci sono, ci sarò» sembra essersi autoproclamato leader in pectore del Movimento. Ma c’è chi la legge diversamente, come una sorta di spartizione, con Di Maio che resta ai vertici M5S e Conte garante della coalizione con Pd e Leu e federatore in attesa delle elezioni.

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