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Politica
Mes, telefonata di pace fra Conte e Zinga ma sottotraccia monta la rabbia dem

Si scrive patto di legislatura ma qualcuno nella maggioranza azzarda a leggerlo anche come rimpasto. Se ne parla da settimane sottotraccia in Iv e nel Movimento 5 stelle e anche all’interno del Pd da tempo c’è chi spinge per un rafforzamento di governo ma Zingaretti ha sempre smentito di voler entrare nell’esecutivo. Il partito del Nazareno punta piuttosto a un accordo programmatico, per rilanciare l’azione e l’agenda.

In ogni caso il presidente del Consiglio, dopo le richieste del Pd e di Italia viva arrivate dopo le Regionali, ha aperto: “Vi anticipo - ha spiegato il premier oggi - che faremo una verifica di maggioranza per dare nuova linfa al governo, definire le priorità economiche e sociali”. E se all’interno dei rosso-gialli c’è chi torna a parlare della possibilità di due vicepremier o di un cambio in alcune caselle al momento queste ipotesi non sono in campo. “Anche se – spiega un ‘big’ di Italia viva – le verifiche quando si aprono non si sa come finiscono...”.

Il confronto politico ci sarà e comprenderà il tema delle riforme. E anche il Mes, con il partito del Nazareno che non fa retromarcia, anche alla luce delle nuove criticità dovute alla seconda ondata del coronavirus. Conte e Zingaretti si sono sentiti ieri sera, il governatore della regione Lazio non ha apprezzato la chiusura sul Mes arrivata ieri in conferenza stampa.

“Le polemiche – ha spiegato - sono un errore. Il tema va affrontato nelle sedi opportune, in Parlamento e con la discussione politica tra governo e maggioranza e non certo con una battuta. Perché questo porta uno strascico di polemiche che non è in sintonia con la volontà che abbiamo di dare punti fermi agli italiani”. “Bene il premier sul patto di legislatura per cambiare l’Italia”, ha poi twittato in serata Zingaretti. Apprezzamento per la mossa di Conte arriva anche dai renziani.

Il governo più che sui cambi di caselle è impegnato a monitorare i dati del contagio dopo il Dpcm varato ieri, con il presidente del Consiglio che ha mediato con i comuni per definire meglio la norma sulla ‘stretta’ anti-movida. La verifica sulle riforme da portare avanti ci sarà solo dopo gli Stati generali M5s il cui iter si completerà, verosimilmente online dopo il Dpcm di ieri che vieta congressi e convegni in presenza, il 7 e 8 novembre.

Al momento è una battaglia di mozioni: la prima ad averla presentata è ‘Parole guerriere’, poi c’è quella di Di Battista, l’iniziativa portata avanti da Buffagni e probabilmente un altro documento che sarà firmato dall’europarlamentare Castaldo e che sarà espressione di altri ‘big’, tra cui la vicepresidente del Senato, Taverna. Mentre oggi è stata presentata una ricerca commissionata al sociologo Domenico De Masi nel quale si sottolinea la necessità che il Movimento vada verso “una connotazione di stampo progressista”.

Sotto traccia lo scontro resta sul vincolo del doppio mandato, con i pentastellati della prima legislatura che non vorrebbero alcuna deroga. Domani a palazzo Madama si riunirà il direttivo M5s: in vista c’è la nomina del prossimo capogruppo, in campo ci sono il senatore Licheri e la senatrice Majorino che presenteranno le proprie ‘squadre’.

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