Monti mette il cappello a Renzi: "Il suo governo ha la linea del mio"
"Perché non entro nel Pd di Renzi? Perché non sento la vocazione e non ho la missione di fare il politico, infatti sono uscito anche dal partito che ho fondato". Queste le parole di Mario Monti, oggi ad Agora’ (Rai3). Monti poi spiega: "Se Scelta civica non fosse scesa in campo - perché io, oggi, non direi più “salita in politica” - nel febbraio 2013 nessuno avrebbe fermato Berlusconi o oggi sarebbe presidente della Repubblica. La linea che Renzi sta affermando vigorosamente e con capacità di politica, è la linea del mio governo adattata ad una situazione in cui non c’è più emergenza finanziaria, per fortuna di Renzi e nostra".
L'ex premier poi racconta: "Sul finire del 2013 ho chiesto a Bersani: “Saresti disposto a costruire un Pd non preda di Fassina e della Cgil?”. In quel caso io non avrei sentito il bisogno di lanciare una proposta elettorale come Scelta civica, ma Bersani mi rispose di no. Se Renzi avesse vinto le primarie contro Bersani nel 2012, l’unica mia esitazione nella decisione che ho dovuto prendere alla fine di quell’anno, sarebbe stata “Renzi, che fa la politica che io vorrei, avrà poi la capacità per realizzarla?”. Ma scommettendo sulla fiducia nella sua realizzazione, Scelta civica non sarebbe nata".
E ancora, sulle Europee: "Sul posizionamento di Scelta civica alle elezioni Europee, io diedi un altro suggerimento quando ero ancora presidente del partito, ma non è stato seguito. Per questo, a maggior ragione, mi astengo dal dare altri suggerimenti. Resta il fatto che Scelta civica, nel febbraio 2013 con uno sforzo di cinquanta giorni e senza soldi, ottenne 3milioni di voti e oggi, il grandissimo successo di Renzi deriva dall’aver aggiunto al consenso che già il Pd aveva, altri 2,7milioni di voti. Renzi ha tenuto l’Italia su una disciplina di bilancio europeista e di avanzamento delle riforme come non sarebbe successo se avesse vinto il centrodestra di Berlusconi o una sinistra dominata dalla Cgil e da Fassina. Nel senso della visione del sistema economico-sociale, il Pd di Renzi non è di sinistra e credo che questo sia un vantaggio. Non perché sia un vantaggio non essere più di sinistra, ma perché credo sia un importante passo verso la modernizzazione: non tanto perdere le proprie radici culturali ed emotive, ma rendersi conto che oggi ciò che conta soprattutto non è l’asse destra-sinistra, ma l’asse conservazione-riforme. Io preferisco un partito più nebuloso, non schierato tra sinistra o destra come è di fatto il Pd di Renzi".