«Essere vaccinati non significa essere protetti al 100%, anzi si rischia pure di ammalarsi gravemente. Per essere tutti al sicuro, sarà indispensabile che tutti si vaccinino», quando un prodotto-scudo contro Covid-19 sarà disponibile. È il monito lanciato dal virologo Roberto Burioni, docente all'università Vita-Salute San Raffaele di Milano, che sul portale «Medical Facts» da lui fondato interviene dopo i nuovi dati annunciati da Pfizer/BioNtech, ma anche dopo l'indagine Ipsos che svela i timori degli italiani sulla vaccinazione che verrà.
«In Italia l'atteggiamento della popolazione, inspiegabilmente, appare molto diffidente - commenta lo scienziato - Sarà indispensabile fare qualcosa e cominciare a pensarci finora», esorta Burioni. Oltre all'indagine Ipsos c'è anche uno studio appena condotto dall'università cattolica di Milano che evidenzia come il 41% degli individui intervistati ritiene tra il «per niente probabile» o a metà tra «probabile e non probabile» la possibilità di una futura vaccinazione.
Il fatto che ben quattro italiani su dieci non ne vogliano sapere di vaccinarsi preoccupa non poco gli scienziati, i tecnici del governo e anche il premier Conte, rivela Italia Oggi in un approfondito retroscena. La faccenda è terribilmente seria perché, senza un adeguato numero di vaccinati, il vaccino potrebbe risultare totalmente inutile e compromettere così sia la salvezza sanitaria del paese che la ripresa economica e l'uscita dalla recessione.
Che fare dunque? Conte ad agosto disse «no» al vaccino obbligatorio per tutti. Ma molta acqua da allora è passata sotto i ponti e le convinzioni non sono più così granitiche come un tempo, tanto che dalle parti di Palazzo Chigi si starebbe cominciando a ragionare su più scenari, a cominciare da quello di una massiccia campagna di informazione per spiegare agli italiani che sarebbe una follia non vaccinarsi in modo da rendere, se non formalmente, almeno «di fatto» il vaccino obbligatorio per tutti.
«Forse dovremmo discutere se renderlo obbligatorio», i ragionamenti che si fanno tra i tecnici mentre si studiano tutti i possibili scenari. «È sconcertante che un'italiano su quattro non ne voglia sapere di farsi vaccinare. Significherebbe tenere la sanità in agonia e compromettere la ripresa economica e sociale del paese» spiegano fonti politiche di primo piano. Ripresa che il governo spera avvenga entro la fine della legislatura per presentarsi in grande spolvero alle prossime elezioni previste per il 2023. Perché il problema non è soltanto nell'immediato. Bisogna far raffreddare la curva dei contagi per poter poi procedere con la ripartenza del Paese, evitando assolutamente che esplodano tensioni sociali.
Commenti