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Palazzi & potere
L’italiano di Bruxelles che può aiutare il Sud del mondo

Succede in Italia, dove la disoccupazione è molto alta, alle stelle tra i giovani, che un settore industriale che contribuisce alla creazione di oltre 18mila posti di lavoro, viene osteggiato: olio di palma. Il settore produce PIL per 1,53 miliardi di euro all’anno di cui 363 milioni sono entrate fiscali.
Nonostante ciò, l’olio di palma è vittima da anni, di una spietata campagna di demonizzazione da parte degli esponenti del Movimento 5 Stelle. Attacchi che non si limitano al territorio italiano: infatti il 4 aprile, il Parlamento Europeo sarà chiamato ad esprimersi su un rapporto presentato dall’euro-deputata di estrema sinistra, Katerina Konecna. Il rapporto ha già scatenato le critiche e le proteste di molti governi, tra cui quello colombiano, malese, indonesiano e onduregno. Questi Governi hanno un fattore comune: sono paesi del sud ed esportano tutti olio di palma per accrescere il proprio sviluppo economico e per ridurre la povertà della loro popolazione.
Il destino del rapporto è nelle mani di un italiano: il Presidente del Parlamento Europeo Alberto Tajani. Sarà il già Ministro di Forza Italia a decidere il futuro dell’olio di palma: condannarlo a morte come auspicato dal M5S, o difendere il diritto di paesi amici di piantare le loro palme da olio e contribuire così allo sviluppo di queste economie e sopratutto quello dei consumatori europei di poter comparare prodotti contenenti olio di Palma senza dover essere oberati di tasse.
Ecco cosa dovrebbe considerare il Presidente Tajani:
In primo luogo, il rapporto non è corretto. Si afferma che l’olio di palma è responsabile del 40% della deforestazione globale: una follia. Né le Nazioni Unite, né nessun’altra agenzia internazionale ha mai accettato questa stima (una ricerca condotta dall’Unione Europea attesta le deforestazioni causate dalla coltivazione di palma da olio non oltre al 2,5%). Una relazione ufficiale delle Nazioni Unite sulle foreste mostra come, in Malesia ad esempio – ossia il secondo maggior produttore di olio di palma al mondo – il numero di queste sia in aumento.
In secondo luogo, le soluzioni proposte sono irrealistiche. Il rapporto suggerisce di fissare tasse, tariffe e regolamentazioni europee a cui sottoporre l’olio di palma. Tutte queste idee sono state già respinte come impraticabili e ingiustificate. In Italia il M5S ha chiesto più volte il divieto e la tassazione sull’utilizzo e il consumo dell’olio di palma, condizioni sempre respinte dal Parlamento. Inoltre, ciascuna di queste iniziative risulta illegale ai sensi delle regole in seno all’Organizzazione Mondiale del Commercio.
In ultimo, il rapporto si muove chiaramente contro gli interessi tanto italiani quanto europei. Infatti, l’olio di palma oltre a creare lavoro, contribuisce con importanti entrate fiscali per il Governo. Inoltre quello asiatico rappresenta un fondamentale mercato di esportazione per nostri prodotti ed una guerra commerciale finirebbe con il danneggiarci enormemente.
Nemmeno l’Unione Europea è alla ricerca di una guerra commerciale. L’UE ha annunciato poche settimane fa l’intenzione di riprendere le trattative commerciali con l’ASEAN (Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico), associazione che include i due maggiori produttori di olio di palma al mondo: Indonesia e Malesia. L’Unione Europea non raggiungerà nessun accordo se passerà il tempo ad insultare le sue controparti.
Il Presidente Tajani dovrebbe valutare con attenzione. L’eventuale decisione di accogliere il rapporto anti olio di palma avrebbe delle gravi ripercussioni per il mercato, il mondo del lavoro e le esportazioni italiane. Ripercussioni che riguarderanno anche altri Paesi europei – l’Italia non è l’unica a dipendere dai posti di lavoro creati dal settore della palma da olio. Il nostro non è neanche l’unico Paese ad esportare ingenti quantità di prodotti nei mercati asiatici.
Un Paese in particolare – la Francia – ha già tracciato la strada da seguire. È difficile parlare bene delle doti di leadership del Presidente francese Francois Hollande, tuttavia la scorsa settimana ha dimostrato di saper risolvere il problema dell’olio di palma. Durante la visita di Stato in Indonesia e in Malesia, il Presidente Hollande ha promesso che la Francia non avrebbe tassato né limitato l’utilizzo di olio di palma, essendo pienamente consapevole dell’importanza di questo ingrediente per le economie asiatiche. Perché questa promessa? Hollande aveva un obiettivo: presentare al mercato asiatico i prodotti francesi, e quando si ha una missione commerciale da assolvere, essere bendisposti verso la cultura del proprio partner può rivelarsi molto utile.
Se il Presidente Hollande è riuscito a dimostrare tale spiccata capacità di leadership (e a dimostrazione di ciò sono stati firmati diversi contratti commerciali), il Presidente Tajani non può essere da meno. Non accogliere il rapporto sarebbe uno schiaffo al populismo anti-scientifico e una spinta a favore dell’economia italiana e dei nostri partner commerciali.
È giunto il momento di porre fine alla guerra all’olio di palma.


Luca Bertoletti

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