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Politica
Pd, Letta sotto processo. Dimissioni dopo il voto. Nuovo segretario: i nomi
Enrico Letta, Andrea Orlando e Stefano Bonaccini

Pd nel caos dopo la strategia fallimentare di Letta sulle alleanze elettorali


"La responsabilità è sempre del federatore". Renata Polverini ha pochi dubbi e mette sul banco degli imputati Enrico Letta per il disastro del Centrosinistra nella strategia delle alleanze in vista delle elezioni del 25 settembre. Perso Giuseppe Conte con il tramonto del campo largo, il segretario del Partito Democratico ha subito anche lo strappo di Carlo Calenda restando con Più Europa, la bicicletta Sinistra Italiana-Verdi e l'ape Di Maio-Tabacci.

Una strategia fallimentare. Che qualcuno, anche al Nazareno, ovviamente a microfono spento comincia a far notare. Ora testa bassa in campagna elettorale con gli occhi della tigre di Rocky III evocati dallo stesso Letta, ma se le cose andranno veramente come dicono i sondaggi dal 26 settembre scatterà nei Dem il redde rationem. Escludendo l'ipotesi vittoria, Letta potrebbe salvare la poltrona (ma non è affatto certo) solo se riuscisse a impedire un governo di Centrodestra. Se Giorgia Meloni (o Matteo Salvini) andasse davvero a Palazzo Chigi, le dimissioni dell'ex premier che "sta sereno" (mica tanto) sarebbero sicure e inevitabili.

A quel punto si aprirebbe la strada verso le primarie per il segretario e il congresso nazionale. Al momento nessuno vuole parlare del dopo elezioni, chiaramente, ma dietro le quinte si scaldano i motori per la lotta interna tra le varie correnti. Per la sinistra Dem in campo potrebbe scendere il ministro del Welfare e del Lavoro Andrea Orlando (o, in alternativa, Peppe Provenzano), sostenuto da Goffredo Bettini e dagli ex Articolo 1-Mdp rientrati nel Pd come il ministro della Salute Roberto Speranza. La piattaforma di Orlando sarebbe quella di una socialdemocrazia classica che cerca di ricostruire una coalizione di Centrosinistra non solo con Fratoianni e Bonelli ma anche con i 5 Stelle.

L'obiettivo, col tempo, sarebbe quello di riannodare i fili del rapporto con Conte (sempre che resti lui il leader dei pentastellati dopo il voto del 25 settembre). Sul fronte opposto l'area liberal del Pd insieme a Governatori e sindaci dovrebbe puntare su Stefano Bonaccini, presidente dell'Emilia Romagna. Con lui Base Riformista, quindi il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, per un'agenda che guarda di più al centro, verso Azione di Carlo Calenda e Italia Viva di Matteo Renzi. Ago della bilancia, come spesso accade nel Pd, il ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini. Due le ipotesi: presentare un proprio candidato, molto probabilmente Roberta Pinotti, oppure schierarsi con uno dei due contendenti e in questo caso è più facile Bonaccini che Orlando.

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