Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)
"Il governo e il Partito Democratico ritengono che sia assolutamente necessario fare qualcosa, che debba essere fatto su decisione dell'Onu e che tra le soluzioni possibili ci sia anche quella che comprenda i militari. Poi, da qui a dire che siamo pronti a partire per la guerra ce ne passa. Ma noi non ci stiamo a guardare quello che accade in Libia con indifferenza, sia per le popolazioni che sono coinvolte sia per il pericolo che l'avanzata dell'Isis pone a noi e a tutto l'Occidente. Non è escluso l'invio di soldati italiani sul territorio libico, ma lo si può fare solo se c'è una decisione internazionale". Emanuele Fiano, responsabile sicurezza della segreteria del Pd, intervistato da Affaritaliani.it, conferma la disponibilità del governo italiano a un eventuale intervento militare in Libia, ovviamente su richiesta delle Nazioni Unite.
I tempi della decisione dell'Onu? "Credo che sia una valutazione che si svolgerà in tempi rapidi, anche perché la situazione sul campo sta evolvendo rapidamente. Per altro, l'Italia in Libia è coinvolta più di altri, sia per motivi storici sia per motivi economici. E quindi noi spingiamo perché l'Onu faccia sentire la sua voce rapidamente. Siamo favorevoli che di queste questione se ne occupino gli organismi internazionali e riconosciuti da tutti. Ma bisogna che l'Onu prenda la parola in fretta e senza stare a guardare".
Fiano aggiunge: "Mi pare che ci sia un consenso su questa formula dell'Onu che va al di là del Pd. Anche Romano Prodi che si è detto contrario alla guerra però dice l'Onu intervenga. Poi bisogna capire che cosa significa. L'Italia al momento paga il rischio più alto, sia per le minacce dell'Isis sia perché sono immaginabili e già visibili moltissime persone in fuga dalla Libia verso le coste italiane con i barconi. Paghiamo poi il rischio più alto anche per motivi economici. Noi non siamo guerrafondai, l'articolo 11 della nostra Costituzione ribadisce la nostra identità non guerrafondaia, ma non possiamo nemmeno immaginare che tutto accada senza che ci mettiamo a ragionare insieme agli altri pease, e quindi insieme agli organismi internazionali, su quello che c'è da fare. L'Italia ha dato la sua disponibilità e vedremo che cosa succede".