Fini ruba voti a Berlusconi e al Pd
Il voto in Parlamento previsto per la fine di settembre, dopo l’intervento in Aula del Premier, chiarirà meglio, nei numeri, la reale forza di cui gode oggi la maggioranza di Governo. Il discorso di Mirabello ha di fatto sancito il divorzio annunciato tra Fini e Berlusconi e la creazione di “Futuro e Libertà”, partito destinato a modificare gli equilibri e gli assetti elettorali nel Paese.
Nell’ipotesi di un ritorno anticipato alle urne, secondo i dati del Barometro Politico dell’Istituto Demopolis pubblicati in esclusiva da Affaritaliani.it, lo schieramento del Presidente della Camera otterrebbe oggi un consenso tra il 7% e l’8%. Una stima di massima destinata a modificarsi, anche radicalmente, in base alla collocazione ed alle effettive alleanze che Futuro e Libertà sceglierà nelle prossime settimane.
2 milioni e 700 mila voti, secondo Demopolis, sono il bacino odierno di Fini: uno spazio composito e trasversale, che incrocia segmenti di diverse aree politiche, non solo di Centro Destra. Significativa appare l’analisi sulla provenienza del consenso al nascente partito di Fini rispetto alle scelte compiute dagli elettori nelle Politiche del 2008. Il 63% di quanti oggi sceglierebbero FLI aveva in precedenza votato per il PDL (circa un milione e 700 mila), il 2% per la Lega di Bossi; il 5% aveva invece preferito l’UDC di Casini, il 4% Di Pietro, il 12% il Partito Democratico (circa 325 mila elettori). Il resto, stimabile intorno al 14% (in parte “vecchi” elettori di AN), non si era recato alle urne.
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In sintesi, dunque, quasi due terzi del consenso verrebbero sottratti agli alleati di Centro Destra; un segmento significativo recuperato dall’astensione, oltre un quinto tra quanti nel 2008 avevano scelto l’UDC o il Centro Sinistra.
“In assenza di un’offerta politica chiara - afferma il direttore dell’Istituto Demopolis Pietro Vento - la fotografia delle odierne intenzioni di voto degli italiani evidenzia nel Paese un quadro piuttosto incerto, nel quale i due partiti maggiori, PD e PDL, appaiono penalizzati, più degli altri, da ampi segni di disaffezione verso la classe politica. Nell’ipotesi di un ritorno alle urne, potrebbe crescere il partito del “non voto”, con una quota di potenziali astenuti - di Destra, di Centro, di Sinistra – che si allarga ogni giorno di più.
Se ci si recasse domani alle urne - prosegue Pietro Vento - l’asse Lega-PDL si aggiudicherebbe senza apparente difficoltà, il premio di maggioranza alla Camera (anche senza i finiani), mentre – secondo i dati odierni rilevati da Demopolis – non otterrebbe la maggioranza al Senato. Potrebbe essere questa l’unica vera ragione che ha frenato Berlusconi nella richiesta di elezioni anticipate”.
Secondo i dati del Barometro Politico dell’Istituto Nazionale di Ricerche Demopolis, il PDL di Berlusconi si posizionerebbe oggi al 29%, con la Lega di Bossi in ulteriore crescita al 13%. Il Partito Democratico otterrebbe il 26,5%, con l'Idv di Antonio Di Pietro al 6%. In lieve crescita, Sinistra, Ecologia e Libertà di Vendola (4,5%) e l'UDC di Casini (7%); FLI intorno al 7,5%. Tra lo 0,5% e il 2% gli altri partiti minori (MpA di Lombardo, API di Rutelli, Lista Bonino-Pannella, Socialisti, PRC con i Comunisti Italiani, la Destra, ecc). Una assoluta incognita, oggi difficilmente misurabile, potrebbe rivelarsi il Movimento Cinque Stelle di Grillo.
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Nota metodologica - Il Barometro Politico, diretto da Pietro Vento con la collaborazione di Giusy Montalbano, Maria Sabrina Titone e Marco Tabacchi, è realizzato dall'Istituto Nazionale di Ricerche Demopolis. I dati sono tratti dall'indagine demoscopica condotta dal 10 al 15 settembre 2010 su un campione di 1.080 cittadini maggiorenni, rappresentativo dell'universo degli elettori italiani, stratificato per sesso, fascia di età, titolo di studi ed area di residenza. www.demopolis.it



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