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Politica
Pensioni, Quota 100 sta per scadere. Ecco che cosa accade dal 1° gennaio 2022
Inps Lapresse

Il 31 dicembre scadrà Quota 100, ma non ci sono ancora certezze su come il governo Draghi abbia intenzione di superare la misura approvata nel 2019 dal governo primo Conte. L’intenzione è quella di riformare il meccanismo che ha permesso finora di andare in pensione a 62 anni di età e 38 di contributi, ma le combinazioni sono svariate e di fronte all’impasse attuale il rischio è che a partire dall’1 gennaio 2022 si ritorni alla riforma Fornero, con un divario di cinque anni, dai 62 ai 67, per ricevere l’assegno.

Una delle soluzioni, sostenuta dal presidente dell’Inps Pasquale Tridico, potrebbe essere rappresentata dalla divisione della pensione in una quota contributiva e una retributiva. Secondo questa proposta, l’anticipo pensionistico a 62 o 63 anni e 20 di contributi, dovrebbe riguardare la prima parte, mentre il resto dell’assegno si comincerebbe a ricevere come quota retributiva a partire dai 67 anni.

Per l’economista a capo dell’Ente di previdenza si dovrebbe prevedere inoltre “1 anno in meno per ogni figlio per madri lavoratrici, oppure aumento del coefficiente di trasformazione corrispondentemente e 1 anno in meno per ogni 10 anni di lavori usuranti/gravosi, oppure aumento del coefficiente di trasformazione corrispondentemente (semplificando la certificazione)”.

“Forme di flessibilità ne abbiamo diverse” sostiene Pasquale Tridico che aggiunge la sua al ventaglio di ipotesi, da Quota 41 a Quota 102, avanzate all’esecutivo per superare l’attuale sistema pensionistico.

Il ministro dell’Economia, Daniele Franco starebbe pensando in ultima analisi a Quota 101, per portare l’età del ritiro a 63 anni e 39 di contributi servono tra i 2,5 e i 3 miliardi di euro, per ogni anno a partire dal 2022 e fino al 2024.

I sindacati dal canto loro premono per una flessibilità maggiore possibile che dovrebbe permettere di ritirarsi dal lavoro a 62 anni a prescindere dagli anni di contributi, o con 41 anni di versamenti non contando l’età anagrafica.

Una prima strategia per anticipare la pensione in vista della fine di Quota 100 è stato applicato con la revisione dell’elenco delle professioni usuranti grazie all’intervento della commissione sui lavori gravosi in previsione dell’allargamento dell’Ape sociale.

L’istruttoria prodotta dagli esperti sotto la guida dell’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano ha prodotto una lista più dettagliata dei mestieri più pesanti, suddivisi da 15 a 57 gruppi e da 65 a 203 mansioni o sottogruppi, che avranno così la possibilità di ricevere un’indennità, come anticipo della pensione, a 63 anni con 36 di contributi, a patto di aver svolto quella mansione per sei anni negli ultimi sette o sette anni negli ultimi dieci.

fonte https://quifinanza.it/

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