Primarie, incubo due milioni. Renzi teme la vittoria dimezzata
Di Tommaso Cinquemani

Nel Partito democratico lo chiamano 'incubo due milioni'. E' il numero minimo di elettori che dovranno partecipare alle primarie perché non si possa parlare di flop. Se infatti lo scorso anno i partecipanti sono stati tre milioni, quest'anno il rischio è che in pochissimi vadano alle urne l'otto dicembre.
I motivi principali son due. Primo perché la disaffezione verso il partito e i suoi meccanismi è tanta. Lo dimostra il tesseramento. Non solo quest'anno si sono iscritti meno italiani rispetto al 2112. Ma con la chiusura anticipata del tesseramento e i brogli sparsi qua e là è emerso un partito poco trasparente, influenzato da capibastone e cacicchi. Una debolezza che ha allontanato i suoi sostenitori (lo dicono anche i sondaggi, meno due punti in quindici giorni).
C'è poi la sensazione diffusa che queste primarie abbino un finale già scritto: la vittoria di Matteo Renzi. E a nessuno interessa andare a votare per una sfida che si considera già vinta o persa. Per i bersaniani e i dalemiani questo spettro è una buona notizia: depotenziare la vittoria di Renzi è il loro obiettivo, visto che le primarie sono ormai perse. Un segretario dimezzato, che dovrà destreggiarsi tra Firenze e il Nazareno, è il bersaglio perfetto da attaccare in vista della candidatura a Palazzo Chigi.
Ma dal quartier generale non emerge nervosismo. I sondaggi, dicono, danno già due milioni di italiani pronti a votare. Senza contare che la vera campagna elettorale non è ancora iniziata: il sindaco di Firenze per ora si è risparmiato, ma a ridosso dell'otto dicembre intensificherà le sue presenze in tv e sui giornali. Il budget stanziato è di 200mila euro, soldi che serviranno ad organizzare incontri sul territorio, niente affissioni o spazi pubblicitari sui media, dicono da Firenze.
@Tommaso5mani