
Mario Monti ha scelto di salire in politica. E di guidare la coalizione centrista che comprende Riccardi, Montezemolo, Casini e Fini. Una decisione legittima anche se nei sondaggi non scalda più di tanto gli italiani. Ma la conseguenza dell'impegno diretto del premier tecnico in campagna elettorale è il tramonto dell'ipotesi che sia lo stesso Monti a succedere a Napolitano come presidente della Repubblica. Bersani non ha ancora aperto il capitolo Quirinale, ma dalle parti del Pd sono convinti che ormai per il Professore della Bocconi la strada che porta al Colle sia chiusa. Sbarrata. "Come facciamo a votarlo dopo che si è battuto in campagna elettorale contro di noi? E pure contro Berlusconi... quindi non può essere una figura super-partes", spiega ad Affaritaliani.it un deputato democratico di lungo corso.
E quindi? In caso di vittoria del Centrosinistra e di una maggioranza Pd-Sel sia alla Camera sia al Senato, l'ipotesi più probabile è che il prossimo presidente della Repubblica sia Romano Prodi. L'ex premier e leader dell'Unione è l'uomo giusto per mettere tutti d'accordo. Con un presidente del Consiglio laburista, modello Hollande, serve al Quirinale un cattolico di provata fede. Prima di tutto per un equilibrio interno allo stesso Partito Democratico, ovvero per accontentare l'ala confessionale di Fioroni, Gentiloni e Marini. Non solo. La candidatura di Prodi serve anche al futuro possibile governo Bersani per tenere buoni rapporti con la Chiesa e con le gerarchie del Vaticano. Senza dimenticare che Prodi potrebbe anche ottenere i voti di molti centristi cattolici, da Casini a Riccardi. Si vanno così a completare le caselle della futura squadra del Centrosinistra. Per la sinistra radicale, infatti, qualora Sel raggiunga almeno il 5% a livello nazionale dovrebbe essere pronta la presidenza della Camera per Nichi Vendola.
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