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Politica
Puglia, "Emiliano ha vinto per il criterio del meno peggio"

Successo del Centrosinistra in Puglia, futuro del governo, del Pd e del Movimento 5 Stelle. Intervista di Affaritaliani.it a Fabiano Amati, avvocato, consigliere regionale in Puglia, candidato del Partito Democratico più suffragato dell'intera circoscrizione di Brindisi con 10.412 preferenze. È stato consigliere e assessore comunale di Fasano per diverse consigliature; assessore regionale ai Lavori Pubblici e Protezione civile nei due mandati del Presidente Vendola, consigliere regionale dal 2010. Nell’ultima legislatura ha ricoperto la funzione di Presidente della Commissione regionale bilancio.
 

Fabiano Amati                           Fabiano Amati
 

Qual è il segreto della vittoria di Michele Emiliano in Puglia nonostante i sondaggi della vigilia non fossero favorevoli?
"Se fosse un segreto non sarebbe conveniente svelarlo. Ma poiché la politica non ha nulla di segreto, mi pare di poter dire che Emiliano ha vinto per il criterio del meno peggio che sempre orienta un’elezione diretta, per un po’ di cose buone fatte, per un maggior numero di liste e candidati consiglieri a sostegno e per le legittime seduzioni che l’essere in carica alimenta. E su tutto spicca la facilità con cui Emiliano è in grado di stabilire contatti fisici con le persone e il suo essere a proprio agio in ogni ambiente".

Raffaele Fitto ad Affaritaliani.it ha dichiarato che "da parte di Emiliano c'è stata una gestione elettorale delle istituzioni regionali". Un'accusa di clientelismo, che cosa risponde?
"Che la calunnia è un venticello e che in politica accade il miracolo che la stessa cosa si possa definire servizio ai cittadini se si sta in maggioranza e clientela se si sta all’opposizione. E di ciò può essere testimone lo stesso Fitto, che ai tempi del suo governo regionale riceveva lo stesso appunto per medesime condotte.In realtà, escludendo la corruzione, il falso e le turbative varie, cioè ciò che non è consentito a nessuno, la politica è per natura la combinazione di interessi diversi affinché una categoria, un gruppo o pure un singolo, possano trovare soddisfazione nelle aspettative. Il tutto alla condizione che assumere una decisione, cioè consentire o far patire, conservi una dimensione orientata al merito, alla parità di condizioni nell’accesso e all’imparzialità".

Pensa che possa esserci una collaborazione, e di che tipo, tra la giunta Emiliano e Antonella Laricchia e il M5S?
"I 5 Stelle si sono spesso comportati da gira frittate, per cui ci si può aspettare di tutto, compreso il fatto di vederli impegnati nel sostegno a Emiliano dopo mesi passati a giurare e spergiurare che non avrebbero preso nemmeno un caffè. Tutto per molti di loro è funzionale a conquistare e conservare il potere. Anche le battaglie di purezza hanno purtroppo questo recondito obiettivo, poggiato sul migliore utilizzo della legge elettorale, salvo poi sbagliare i conti e ritrovarsi con una minore rappresentanza. Non si giustificherebbe, altrimenti, l’ostinazione a sottoscrivere un’alleanza elettorale con noi, a fronte di un governo nazionale che ci vede impegnati assieme (e lo dice una persona che aveva molte perplessità) e delle loro abiure alle battaglie no Tap, Ilva chiusa, vaccini come causa dell’autismo, Xylella operazione distruttiva della Monsanto e altre opinioni del genere sempre discordanti con la prova scientifica".

Lei farà parte della giunta? Quale assessorato le piacerebbe guidare?
"Non lo so, perché questa è una decisione del presidente sentito l’interessato. Avendo dimostrato di poter stare a mio agio e facendo il mio dovere sia nelle funzioni di assessore regionale che in quelle di consigliere semplice, sono pronto a qualsiasi ipotesi. Ho preferenza per estrazione culturale per i rami dell’amministrazione che determinano maggiore intensità di ricchezza, cura e posti di lavoro (opere pubbliche, agricoltura, sviluppo economico, urbanistica, sanità), consapevole però che l’amministrazione pubblica è un albero che vive al meglio solo se i suoi rami sono strettamente collegati".

Parliamo della Puglia dei prossimi anni e della cosiddetta società liquida pugliese...
"Non credo molto nelle definizioni, perché limitano a scopo meramente narrativo e comunicativo, l’originale complessità della vita. La Puglia dei prossimi anni è una regione ancora più potente, nel lungo percorso che l’ha portata dalle cronache criminali a quelle del posto dove tutti vorrebbero vivere.Su questo c’è la mia città, Fasano, a rendere emblematica questa proiezione in alto. Da capitale del contrabbando a città in cui, con una combinazione di intenti tra amministrazione pubblica e impresa, si sviluppa un turismo di altissima qualità, in grado di coniugare struttura alberghiere e incanto. Parlo di questa vicenda, peraltro, nel ricordo di un’esperienza di giovane amministratore comunale che il 10 agosto 2000, cioè dopo qualche mese dall’operazione Primavera, propose al Consiglio comunale 31 varianti puntuali al Piano regolatore, approvate all’unanimità e che oggi sono la maggior parte dei più importanti resort della regione.Ma non solo questo: è la Puglia che termina i primi due grandi e nuovi ospedali (Monopoli-Fasano e Taranto) e avvia i lavori per quello di Maglie-Melpignano e Andria, attiva un rete di assistenza territoriale composta da Ospedali di comunità e PTA, valorizza i rifiuti differenziati con la costruzione di impianti per il riutilizzo dei materiali in base alle migliori pratiche di economia circolare e rigeneri le aree andate distrutte dalla Xylella con impianto di specie arboree in grado di garantire la biodiversità e così impedendo al batterio di mutare e quindi attaccare anche le colture attualmente resistenti".

Sul piano politico nazionale, pensa che il segretario del Pd Nicola Zingaretti dovrebbe entrare nel governo?
"Su Zingaretti mi chiede di rispondere a una domanda che non mi sono mai posto. Posso solo dire che il PD non può più essere il partito del 20-22%, cioè del voglio ma non posso. E per farlo deve diventare al più presto il partito di “avanti”, cioè il partito che abbia a che fare con la società aperta, senza la quale i concetti geografici di sinistra o centrosinistra si presentano come anticaglie concettuali usate solo per la paura di perdere l’orientamento. Un partito dunque della società aperta, che viva la globalizzazione come un processo di scoperta e stupore, e che per combattere la povertà e la disuguaglianza investa nelle libertà, nella cultura d’impresa e nella tecnologia, anche per mitigare gli effetti nocivi sull’ambiente, e che così facendo finisca per rappresentare la maggioranza degli italiani, poveri e ricchi, emarginati e integrati".

Secondo lei, il premier Giuseppe Conte farà un suo partito?
"Penso di no, almeno per ora, visto che il referendum sul taglio dei parlamentari gli ha assicurato lunga vita e notevole potere. Nella paura di non essere più eletti, infatti, sarà difficile trovare parlamentari indisponibili a dargli sostegno su tutte le politiche che egli vorrà intraprendere. Spero solo che ne voglia approfittare, portando più Europa in Italia, a cominciare dall’utile organizzazione del Mes".

In che modo la Puglia può essere un laboratorio politico nazionale?
"L’idea del laboratorio è un espediente comunicativo, perché presuppone ciò che nella scienza non si verifica mai. Cioè dire che le misure di uno stesso misurando concordano in ripetibilità. Come si può parlare di un esperimento pugliese ripetibile in altre regioni, dunque, se mutando i luoghi, gli operatori e i periodi? No, non esistono laboratori. Esistono idee, programmi e fatti, in grado di essere accordati con i tempi che viviamo, sotto la cappa più protettiva che i moderni possiedono: la società aperta. E se poi la Puglia dovesse risultare come spero più bella è visibile, non si tratterà di un’originalità territoriale da esportare ma di un gruppo di amministratori pubblici che avranno fatto il loro dovere nella modernità e proiettati in avanti, cioè nel futuro, il tempo in cui dovrebbe essere coniugato il verbo potere".

I 5 Stelle imploderanno nella sfida aperta tra Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista?
"I 5 Stelle hanno creato la più potente e perfetta macchina per eseguire le condanne a morte, ma per essere proprio sicuri del risultato stanno decidendo di provarla per primi. Le faide interne aperte sono la riprova di quanto il potere li abbia sedotti e perciò provano terrore al solo pensiero di rinunciarvi. Non hanno alcun interesse per tutte le battaglie portate avanti, tanto che la giravolta è diventata una specialità".

Riuscirà il governo a utilizzare al meglio i soldi del Recovery Fund o sarà un'altra occasione sprecata per l'Italia?
"Lo spero. Ma in ogni processo di infrastruttrazione e sviluppo temo sempre la burocrazia e il mal di firma, come effetto difensivo dal pan-penalismo. Un grande problema italiano, che non si risolverà mai sino a quando non si comprenderà che il diritto è la scienza della garanzia e non della paura, è la pratica della libertà e non il potere di sospendere in un giudizio infinito vite e storie, magari per peccati somiglianti a reati e con abbondanti forzature. Un diritto che non sia tutto questo genera la sua negazione, la sua eliminazione, e se togli il diritto - disse Sant’Agostino - cosa distingue uno Stato da una grossa banda di briganti?".

Il governo Conte durerà fino al 2023?
"Certo. Come ho detto, da lunedì scorso, cioè non appena si è conosciuto l’esito del referendum, la maggior parte dei parlamentari sa che non tornerà a sedere in Parlamento. E siccome prima vivere e poi fare filosofia, mi pare che Conte possa dormire sonni tranquilli".

Chi vede favorito come presidente della Repubblica dopo Sergio Mattarella?
"Le vicende della vita sono così soggette a imprevisti, che per non deludere la sua curiosità potrei dire solo l’identikit della persona secondo me più idonea per quell’importante funzione. Serve una persona in grado di garantire la società aperta e che di fronte alle difficoltà sappia dire con autorevolezza, cioè facendosi coinvolgere, faremo tutto il possibile e sarà sufficiente".

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