“E’ una proposta che, per quanto ci riguarda, sfonda una porta aperta. C’è, però, intanto un problema tecnico, dal momento che la call per la selezione dei quattro membri da eleggere - due alla Camera e due al Senato - si è già chiusa. Ciò che si può certamente fare è chiedere ai parlamentari di orientare le loro scelte guardando il più possibile alle professionalità”. Federico Fornaro, capogruppo di Leu alla Camera e membro della commissione di Vigilanza Rai, intervistato da Affaritaliani.it, commenta così la proposta lanciata oggi su Affari dal direttore Angelo Maria Perrino. Per quanto riguarda i direttori e vicedirettori di reti e testate, invece, Fornaro, guardando alla direzione dei tg, sottolinea: “Non si può certo dire che non siano dei professionisti dell’informazione. E’ vero che sono stati indicati da questa o quella parte politica, ma Orfeo, Sangiuliano e Carboni restano tre ottimi professionisti”.
Parlando con il nostro giornale, poi, il presidente dei deputati di Leu ci tiene a fare una precisazione: “Noi rivendichiamo il fatto che rispetto alle logiche da manuale Cencelli abbiamo sempre fatto scelte diverse. Ricordo, per esempio, le nomine di Colombo e Tobagi che, ai tempi della segreteria Pd di Bersani, scaturirono proprio da una consultazione di associazioni e mondi vicini all’informazione. Non è vero, dunque, che siamo tutti uguali”. Non solo, ma “proprio perché abbiamo ben presente la questione dell’occupazione della Rai da parte dei partiti – aggiunge Fornaro – nel febbraio dello scorso anno abbiamo presentato una nostra proposta di riforma della governance”.
Una proposta che si fonda su un sistema duale, “che poi – spiega il deputato di Liberi e uguali - è quello usato in Germania per gestire un’azienda grande come la Volkswagen. Il cuore della riforma è la separazione del potere d’indirizzo politico-culturale da quello di gestione, con un Consiglio di sorveglianza (composto da rappresentanti del governo, del Parlamento e diversi stakeholder) che poi elegge il Consiglio di gestione a cui è affidata in toto la gestione quotidiana dell’azienda. In questa maniera, infatti, si raggiungerebbe un giusto equilibrio. E la politica, intesa come rappresentanti delle istituzioni, continuerebbe ad avere un ruolo, come è giusto che sia dal momento che la Rai non è un’azienda come le altre perché parliamo di servizio pubblico”. Insomma, per Fornaro “questa è la strada maestra da seguire” perché, “il problema non è tanto quello di una scelta volontaria ma è più strutturale, di governance appunto. Anche alla luce dell’attuale modello. Il governo Renzi, infatti, pensava che la figura del capo azienda potesse risolvere tutti i problemi. Il bilancio che possiamo fare serenamente, invece, è che ciò non è successo. Anzi – conclude -, in qualche modo l’ultima gestione li ha aggravati”.
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