Renzi dagli 80 euro agli 80 voti. Italicum, o stravince o va a casa
Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)
Inizia la lotteria dell'Italicum a Montecitorio. Oggi i primi voti sulla legge elettorale. Si parte dalle pregiudiziali di costituzionalità, che, quasi certamente, verranno respinte dall'Aula. Ma il premier chiuso a Palazzo Chigi guarda con attenzione a che cosa accade alla Camera e soprattutto ai numeri delle prime votazioni. Se dovesse avere un margine superiore a 80 voti (cioè se i no alla richieste delle opposizioni supereranno i sì di almeno 80 voti) potrebbe anche decidere di non mettere la fiducia spacchettata sull'Italicum, sentendosi comunque forte. Se al contrario il distacco tra i no e i sì fosse inferiore a 80, segno che le minoranze Pd fanno sul serio, a quel punto Matteo Renzi quasi certamente darà indicazione al ministro Maria Elena Boschi di porre la tripla fiducia segando così tutti gli emendamenti e i tanto temuti voti segreti.
Il presidente del Consiglio si gioca la battaglia finale. Una battaglia che lo sposta sempre più al centro. Ormai con Sel ha rotto tutti i rapporti, ma anche con la sinistra dem dei duri e puri alla Fassina e D'Attorre. Al centro, invece, c'è una prateria. Alfano e l'Ncd (De Girolamo a parte) temono le elezioni e puntano su Quagliariello ministro degli Affari Regionali (perciò si dimenticano i dubbi sulla legge elettorale), i centristi ex montiani di Scelta Civica sono di fatto integrati nel Pd e seguono le indicazioni dell'ex sindaco di Firenze, i verdiniani di Forza Italia (si dice circa quindici deputati) rimpiangono il Patto del Nazareno e contestano la nuova linea di opposizione di Berlusconi portata avanti alla Camera da Brunetta.
Di fatto Renzi sta ponendo le basi per la costruzione del Partito della Nazione, ovvero di una nuova Democrazia Cristiana. Una balena bianca centrista che alle prossime elezioni punti almeno al 40% dei voti. Il premier abbandona la sinistra di Sel e quella interna del suo partito, sperando che i big come l'ex capogruppo Speranza non vadano fino in fondo e alla fine si adeguino alle scelte della maggioranza del partito, e cerca nuovi consensi al centro, anche tra Forza Italia. Il segretario dem punta sulle elezioni regionali per sancire la svolta centrista e neo-democristiana, già iniziata con le sfide alla Cgil della Camusso e alla Fiom di Landini.