"Non manderemo più soldi a Roma". Pronta la rivolta fiscale
Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)
Esiste davvero l'ipotesi di disobbedienza/resistenza fiscale da parte delle Regioni Lombardia e Veneto nel caso in cui il governo confermasse il taglio dei trasferimenti? "Assolutamente sì. Esiste, esiste eccome", annuncia ad Affaritaliani.it Claudio Borghi, responsabile economico della Lega Nord. Che spiega: "Già avevamo in mente di fare una giornata dimostrativa a novembre, poi purtroppo è saltata perché l'accumulo di cose da fare, comprese le elezioni in Emilia Romagna, era diventato insostenibile per organizzarla bene. Ma è nostra intenzione organizzare prima o poi la stessa cosa che stavamo meditanto: una giornata dimostrativa con ogni forma di resistenza fiscale possibile. Abbiamo un team di commercialisti e avvocati con cui stiamo cercando di capire quali sono i limiti di azione".
E le Regioni? Lombardia e Veneto potrebbero davvero non versare più i soldi delle tasse a Roma? "Avevamo proposto di fare un passaggio intermedio anche per l'Emilia Romagna in campagna elettorale. Cioè di far sì che fosse possibile assolvere l'obbligo fiscale nei confronti di altre entità statali e poi dopo che il trasferimento a Roma venisse contrattato dalle Regioni, che hanno dei metodi di resistenza un po' più efficaci rispetto a quello che può avere il singolo cittadino. Questa ipotesi c'è ancora, assolutamente sì. Noi non ci precludiamo niente. Se il governo pensa che subiremo qualsiasi cosa in modo passivo e senza nessun tipo di protesta, sbaglia. Sbaglia enormemente. Nelle Regioni, d'altronde, non stampiamo soldi e non possiamo certo ammazzare l'economia con ulteriori tagli".
Avete anche in questo caso già un team di esperti che sta lavorando? "Non voglio e non posso entrare troppo nel dettaglio, ma sicuramente teniamo aperta ogni tipo di possibilità di autotutela. Vediamo come si comporterà il governo. Quello che è sicuro è che andando avanti così è impossibile".
Legge di Stabilità/ Zaia (Veneto): andremo sulle barricate contro i tagli alla sanità
"L'attacco di Renzi alle autonomie locali è assolutamente visibile in tutte le azioni del governo. Il premier, non trovando il coraggio di imporre l'applicazione dei costi standard e quindi non trovando il coraggio di dire a chi spreca di non sprecare più, ha come unica soluzione di far mal comune mezzo gaudio". Lo afferma ad Affaritaliani.it il presidente della Regione Veneto Luca Zaia. "Se Renzi imponesse l'applicazione dei costi standard a tutta Italia avremmo un risparmio di 30 miliardi di euro all'anno, che sono un terzo dell'interesse sul debito pubblico. Siccome Renzi non ha il coraggio di farlo, perché non appena lo fa lo mandano a casa, decide che la Sicilia dovrà continuare ad avere 22mila forestali e il Veneto 400, ad esempio. Decide che un pasto in ospedale in Veneto costa 6 euro e mezzo e in giro per l'Italia arriva a costare anche 70 o 80 euro. L'operazione è chiaro ed è nella Legge di Stabilità, Renzi con questi tagli, 3 miliardi di euro sulla sanità, costringerà i virtuosi a chiudere gli ospedali e gli spreconi a sprecare un po' di meno. Ma continueranno a sprecare". Che cosa faranno Veneto e Lombardia se le cose non cambiano? "Noi andiamo sulle barricate su sta storia del taglio alla sanità. Non sta nelle cose che una Regione virtuosa come il Veneto, ritenuta di riferimento a livello nazionale, debba essere messa in ginocchio semplicemente perché siamo stati bravi. Siamo disposti a tutti, prima vengono i veneti, prima vengono i nostri cittadini".