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Politica
Restano solo Liguria e Marche, intesa Pd-M5s? In alto mare

Poco più di un mese e le liste per le Regionali andranno presentate. Peccato che nel centrosinistra il nodo gordiano delle alleanze sia ancora in alto mare. A nulla è valso, al momento, l’auspicio espresso dal premier Giuseppe Conte di una convergenza. Non più tardi di ieri, inoltre, lo stesso premier ha incontrato il presidente dell’associazione Rousseau Davide Casaleggio e, tra i temi sul tavolo, anche il capitolo regionali è stato in qualche modo sviscerato. Quella di settembre, infatti, rimane una partita importante, pure per i contraccolpi sulla tenuta dell’esecutivo. Non foss’altro perché un centrodestra vincente ricomincerebbe subito ad agitare la bandiera del voto anticipato. Ad oggi, però, il barometro registra calma piatta. Vani fino a ora quindi i ripetuti appelli alle alleanze del segretario dem Nicola Zingaretti. In attesa che, chissà, forse pure il garante M5s Beppe Grillo decida di far sentire la sua voce, come è sempre accaduto nei momenti di impasse del Movimento, una cosa è certa: il tempo stringe. Non solo, ma anche gli spazi di manovra si restringono sempre più. Il campo da gioco sul quale tentare di stringere un accordo in extremis è ormai limitato solo a due Regioni al voto e cioè la Liguria e le Marche. “Se si riuscisse a trovare un punto di caduta - racconta ad Affaritaliani.it una fonte qualificata del Pd - sarebbe almeno un tentativo per perdere un po’ meglio, in maniera un po’ più dignitosa”.

Intanto, il centrosinistra ha regalato un grosso vantaggio al centrodestra che è in piena campagna elettorale, avendo già schierato i candidati governatori unitari. Ecco, l’unità: proprio quello che manca a sinistra e che, alla fine, potrebbe esserle fatale. Se si esclude il Veneto, dove secondo tutti i pronostici della vigilia, non c’è partita perché Zaia corre veloce verso una riconferma, le divisioni rischiano per esempio di costare caro in Puglia. Nella Regione del Tavoliere al governatore uscente del Pd Michele Emiliano servirebbe come il pane il sostegno del M5s per competere con il candidato del centrodestra (in quota FdI) Raffaele Fitto. Peccato che il Movimento abbia schierato Antonella Laricchia e Italia viva Ivan Scalfarotto. “Un quadro cristallizzato - racconta un insider dem -. Per carità, mai dire mai. Un ticket Emiliano-Laricchia potrebbe rivelarsi il maquillage dell’ultimo momento, ma credo sia davvero impossibile”. Esclusa ogni possibilità di accordo sia in Campania (qui il governatore uscente Vincenzo De Luca è appoggiato dal Pd, Liberi e uguali e Italia viva, ma non dal M5s, già in campo con la consigliera regionale uscente Valeria Ciarambino) e sia in Toscana (anche nella Regione capitanata da Enrico Rossi a sfilarsi sono i pentastellati, mentre Pd, Leu e Italia viva hanno trovato la quadra intorno al nome di Eugenio Giani, presidente uscente del Consiglio regionale), quindi, le uniche chance, seppure flebili, d’intesa restano, appunto, legate a Liguria e Marche.

Partiamo dalla prima. Qui l’ostacolo all’alleanza è tutto in casa Pd. Dopo la sconfessione, da parte dei dem liguri, del giornalista Ferruccio Sansa, candidato gradito a via del Nazareno e sul quale convergeva anche il M5s, a rimescolare le carte potrebbe essere il nome del professore Aristide Massardo, ex preside della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Genova. Una figura che non dispiace neppure al partito di Matteo Renzi che aveva inizialmente denunciato di essere stato escluso dai tavoli per la scelta di un candidato comune. “Noi saremo dentro la coalizione a patto che ci sia una coerenza programmatica rispetto a quanto abbiamo sempre sostenuto. A cominciare dalla necessità di contrastare il deficit infrastrutturale della Regione dopo la gestione disastrosa del centrodestra - dice ad Affaritaliani.it la deputata ligure di Iv Raffaella Paita- . E’ la prima risposta, d’altronde, che deve arrivare dal fronte anti-Toti”. Fonti M5s vicine al dossier ligure, dal canto loro, ci tengono a rimarcare: “Sulla figura di Massardo, come su quella di Sansa, ci siamo sin dall’inizio. Su Massardo, poi, c’è un forte sostegno della base. Senza contare che nella sua lista ci sono tecnici come l’architetto Giovanni Spalla da sempre nel nostro entourage. Potrebbe essere davvero l’unico in grado di erodere voti a Toti”. Il nodo da sciogliere quindi è tutto democrat: come spiega ad Affaritaliani.it un insider, in effetti, “qualche riserva su Massardo si sta cominciando a sciogliere, ma c’è una parte del Pd, a cominciare dalla senatrice Roberta Pinotti, che continua a insistere per Sansa”. “La prova che lo stallo rimane - aggiunge un’altra fonte di Iv - è data dal fatto che ogni giorni dal Pd locale annunciano per l’indomani una direzione regionale. La verità è che il Partito democratico ligure è emblema di una forza politica che si è persa da tempo”. Comunque, anche ammesso che sul nome di Massardo alla fine dovesse raggiungersi un’intesa, la strada rimarrebbe ugualmente in salita sui contenuti programmatici. Il richiamo di Paita al gap infrastrutturale da colmare in Regione fa subito pensare, per esempio, alla Gronda di Genova e a come realizzarla, viste le differenze di vedute soprattutto con i pentastellati. Ma questo, casomai, sarà un problema successivo.

Intanto, la situazione non è più rosea nelle Marche. Se infatti Pd e Iv hanno raggiunto l’intesa sul nome di Maurizio Mangialardi, sindaco di Senigallia, il M5s fa muro. Dal Movimento ribadiscono la loro regola aurea: “Le decisioni sulle candidature sono sempre state prese sul territorio, nascono dal confronto con la base e con gli eletti locali”. Una fonte che sta seguendo da vicino la partita marchigiana, dietro anonimato, poi, è stata tranchant: “Una cosa è certa: con questo Pd la risposta è no. Per confrontarsi occorre una proposta politica che stravolga tutto”. A dire la sua al nostro giornale è anche un senatore marchigiano del Movimento. Si tratta di Sergio Romagnoli, tra l’altro anche ex consigliere comunale a Fabriano: “Personalmente ritengo l’ipotesi Mangialardi impraticabile. Poi la scelta dello stesso Mangialardi di andare a fare visita alla sanità privata del gruppo Kos Care, come ha evidenziato il nostro candidato governatore Gian Mario Mercorelli, di certo, non aiuta. Parliamo delle Marche che sono la Regione con la sanità più privatizzata in Italia, non scherziamo”. Romagnoli infine aggiunge: “La mano tesa che deve arrivare dal Pd non può essere un prendere o lasciare. Proposte da Prima Repubblica le rispediamo al mittente. Altra cosa è, invece, ragionare partendo dai bisogni dei cittadini. Il discorso cambia se l’approccio è: fuori tutti, ripartiamo da una politica seria per la Regione”.  Pure qui, nelle Marche, insomma, altro che strada in discesa. Sembra casomai una montagana da scalare, ma di scollinare, almeno per ora, non se ne parla.

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