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Politica
Rivoluzione Draghi ai vertici Rai. Chi resta, chi salta, chi trema...

Di Sempione Mazzini
La voce della coscienza in casa Rai


Nuovo Governo, nuova Rai. Un minuto dopo l’annuncio della lista dei ministri da parte del premier Draghi, la geografia dei colori in viale Mazzini ha iniziato a ricomporsi come nelle geometrie anni Novanta del videogioco Tetris. Come cambieranno le direzioni delle reti e delle testate della tv di Stato, è la domanda che anima i corridoi delle redazioni.

In realtà la partita è molto più strategica perché a giugno va in scadenza l’intero Cda della Rai, il centro di potere che i grillini affidarono all’amministratore delegato Fabrizio Salini, consolidando un asse di pressione (alla faccia de “i partiti fuori dalla Rai”) che passava dal leader pentastellato Crimi al sottosegretario Spadafora fino al regista occulto di tutte le comparsate di Conte, Rocco Casalino. Quindi il primo tema sul tavolo è il nuovo cda.

Difficile la ricandidatura del filo Netlflix Salini, potrebbe dormire sonni tranquilli il manager in quota Lega, Igor De Biasio. Più delicata la posizione del plenipotenziario Gianpaolo Rossi in quota Meloni, il cardinale politico delle nomine in viale Mazzini: per lui è fondamentale la tenuta del centrodestra, altrimenti solo con i voti di Fratelli d’Italia potrebbe profilarsi una clamorosa esclusione dalla stanza dei bottoni.

Il resto è una fibrillazione appassionante. La scacchiera più rovente è quella di RaiUno. La rete diretta da Coletta è appetita dalla nuova pasionaria del PD, Simona Sala, Direttore della Testata RAI Giornale Radio - "GR1", "GR2", "GR3", "GR Parlamento" - e Direttore di Radio Uno, prima donna a dirigere la principale rete e testata radiofonica del servizio pubblico dopo oltre 90 anni di storia. Non a caso, da qualche giorno, prima e dopo il Tg1 vanno insolitamente in onda spot che pubblicizzano proprio Radio Uno. La Sala potrebbe ambire anche alla direzione del Tg1, perché l’attuale timoniere Carboni, colui che tutto ha permesso a Conte-Casalino, è il giornalista più sacrificabile nel nome di un nuovo corso bypartisan dell’azienda.

Al Tg1 in tanti vorrebbero il giornalista di punta della Rai, Gennaro Sangiuliano, vicino a Salvini ma stimato da Renzi, amato da Fratelli d’Italia e non inviso al PD, ma soprattutto un intellettuale di spessore capace di comprendere la realtà e di raccontarla. Alla direzione del Tg1 potrebbe salire anche Francesco Giorgino che, nella gestione della crisi, ha dimostrato la differenza di spessore giornalistico con il grillino Matano, che ha fatto i capricci per gestire spazi politici nella Vita in diretta, senza oggettivamente averne la verve.

Resisterà la RaiTre di Franco Di Mare? Al direttore promosso dai grillini potrebbe costare caro lo scontro con Bianca Berlinguer culminato con l’ostracismo di Mauro Corona e qualche fiala di veleno distillata in Vigilanza Rai. I partiti però concentreranno l’attenzione anche su RaiNews24, perché il canale all news oggi è una ruota di scorta, ma domani potrebbe finalmente essere organizzato per competere con Tgcom24 e Skynews24, forte di un portale di informazione che manca da troppo tempo in viale Mazzini.

Non da ultimo il capitolo fiction. Lo scandalo del deputato grillini Nicola Acunzo, assoldato come attore nella serie del Commissario Ricciardi, nonostante il suo ruolo in Vigilanza Rai, potrebbe imporre dignitosamente un reset dei vertici. E la fiction in Rai (vedasi il tema immigrazione), a volte, persa di più dei tg. Sul cavallo di viale Mazzini puntano molti allibratori

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